Blade Runner, di Philip K. Dick
Il capolavoro di Philip K. Dick pubblicato in una nuova edizione da Fanucci accompagna l’uscita nelle sale del sequel del film di Ridley Scott
Blade Runner, ovvero Il cacciatore di androidi, (titolo originale Do Androids Dream of Electric Sheep?) è un romanzo di fantascienza scritto da Philip K. Dick nel 1968 da cui è stato tratto nel 1982 il celebre film Blade Runner di Ridley Scott.
In Italia il libro è stato pubblicato con titoli diversi negli anni: prima Il cacciatore di androidi, poi Blade Runner, per essere successivamente ritradotto da Fanucci con Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, ben più aderente all’originale. In questa ultima edizione, Fanucci ripropone il romanzo utilizzando di nuovo il titolo cinematografico, approfittando della recente uscita del film nelle sale: Blade Runner 2049, attesissimo sequel dell’originale.
Secondo alcuni critici, Blade Runner è inferiore ad altri capolavori di Dick, ma in realtà esso contiene tutti gli elementi tipici dello scrittore statunitense: le dicotomie reale/non reale, umano/non umano, repressione, droga, relazioni sentimentali difficili con le donne.
La storia è collocata in un futuro distopico. Nell’anno 1992, infatti, la Terra è al collasso, numerose specie animali si sono estinte o sono in via d’estinzione e la polvere successiva alle radiazioni di un grande conflitto nucleare mette a rischio la stessa sopravvivenza dell’uomo, che è costretto ad emigrare in colonie extramondo su Marte.
Alcune industrie si sono specializzate nella produzione di replicanti, sia umani che animali, ma visto che alcuni di questi sono diventati pericolosi per la specie umana, per neutralizzarli vengono reclutati dalla polizia i Blade Runner, cacciatori di taglie specializzati nel “ritirare” i replicanti. Il protagonista del romanzo, Rick Deckard, è tra loro.
Nella società post-atomica in cui vive Rick, l’individualismo sta prendendo il sopravvento rispetto ai valori dell’uomo e per ristabilire un principio di solidarietà in molti si affidano a una religione chiamata Mercerianesimo. Si tratta di una pratica mistica attuata mediante l’interfacciamento a un dispositivo chiamato scatola empatica, collegandosi alla quale appare la figura di un vecchio che scala una montagna bersagliato da lanci di pietre. Il suo nome è Wilbur Mercer.
Parallela alla storia di Rick Deckard si sviluppa quella dell’ingegnere di animali robotici J.R. Isidore, un cosiddetto cervello di gallina per le ridotte capacità cognitive. L’uomo vive da solo in un palazzo prima di stringere amicizia con una replicante che, insieme al gruppo di androidi in fuga dai Blade Runner, si rifugeranno nel suo appartamento.
La solitudine, l’amore, il trascendente e la religione, la distruzione del pianeta, il rapporto dell’uomo con la macchina, sono gli argomenti che affiorano tra le pagine, affrontati attraverso il racconto dei personaggi della storia.
Con Blade Runner siamo di fronte a un capolavoro della fantascienza e non solo. È uno di quei romanzi in cui la narrativa di genere varca i propri confini per diventare letteratura vera e propria. La vastità e la profondità dei temi affrontati e l’analisi critica dei personaggi che traspare dalle pagine meritano un approfondimento che va al di là della semplice recensione. E la lettura di questo libro giustifica da sola l’ampia mole di studi critici dedicati a questo straordinario autore.
Originale, fantasioso, in una parola visionario, Blade Runner rappresenta un’occasione per riscoprire uno dei più geniali autori del Novecento.