La casa dei bambini perduti, di Nicola Arcangeli
Sorprendente, originale, quasi magnetico.
L’ultimo romanzo di Nicola Arcangeli, La casa dei bambini perduti (Clown Bianco Edizioni), è un lungo e tortuoso percorso politicamente scorretto, come molti dei suoi protagonisti, che lo rendono ancor più interessante.
Stordisce; è una vertigine continua che tiene alta la tensione, che diventa affanno alla ricerca della verità. La trama vede muoversi i personaggi nel pieno di una campagna elettorale feroce, attraverso la quale distingueremo candidati senza scrupoli come l’ambiguo e potente Massimo Biraghi, che tutti danno per vincente e che è tra quelli che per avanzare venderebbe l’anima al diavolo.
Troveremo tuttavia anche giornalisti altrettanto robusti, che a patti col diavolo forse scenderebbero anche loro per uscire dall’inferno, come accade a Mauro Giani, un acido e tagliente cronista che, quando arriva a scuola per riportare a casa suo figlio, si vede trascinare in un incubo nel momento in cui gli comunicano che: “No. Suo figlio non è a scuola. Mirko non c’è”. E le tempie pulsano e il cuore forse si ferma anche continuando a battere. Un incubo vero, ricostruito in modo tanto realistico da trascinare nell’immedesimazione, mentre uno dopo l’altro di bimbi rapiti se ne aggiungono ancora e a dare la caccia a questo rapitore seriale sarà la squadra costruita intorno alla figura di Simon Groff, poliziotto che ha perso vita e ideali alla morte della moglie e che, annebbiata la coscienza nell’alcol, cerca di sopravvivere solo per la figlia.
Quella de La casa dei bambini perduti è una ricostruzione feroce, che tanto ricorda la vera cronaca quotidiana e che nelle pagine di Nicola Arcangeli si ammanta di mistero e di demoni che aleggiano in ognuno di noi, con qualcosa in più: la possibilità di aggrapparsi a un sogno premonitore e a una serie di indizi che arrivano in modo non convenzionale e che spalancano le opzioni a una realtà quasi parallela, paranormale, qualcosa di inspiegabile al quale però non chiederemo spiegazioni, ma solo un aiuto per ricostruire la verità e riportare la luce nel buio che rischia di avvolgere tutti.
Il finale, che mette nelle mani del lettore più possibilità, è la degna conclusione di un romanzo che sa essere lettura trascinante e avvolgente, che già manca quando la porti a termine. Ma non è questo ciò che deve fare un romanzo per fare la differenza? Se ti manca, allora è quello giusto.