Christa Wolf – Vivere resistendo – Intervista alle autrici
Christa Wolf – Vivere resistendo è un libro splendido. Una graphic novel meritoriamente portata nelle librerie da BeccoGiallo, scritto con passione e rigore intellettuale da Monica Foggia, disegnato con colori caldi, berlinesi direi, da Martina Marzadori. È una sinfonia di una città, Berlino appunto, dove è più volte passata la Storia, e di una sua intellettuale simbolo, Christa Wolf. La Wolf viene raccontata in un periodo storico a noi ancora vicino, come la caduta del Muro, che lei ha visto da est, dove aveva deciso di vivere, per i suoi ideali comunisti.
La sua è una storia emblematica, un personaggio simbolo di quella che veniva chiamata Nuova sinistra. Nel libro questo emerge, in modo molto chiaro e allo stesso tempo onirico, muovendosi in luoghi mitici della città e momenti importanti della Storia, tra realtà e dialoghi immaginari con il personaggio più famoso tra i suoi libri, Cassandra. Credo che sia un volume importante, che riesca a catturare l’attenzione di chi conosce Berlino e la Wolf, come di chi ne sa poco o nulla. Un libro di Storia, buono per le scuole, un libro su di una donna, un libro su di una città e su di un pezzo fondamentale del Novecento. Ne ho parlato con le due autrici, Monica Foggia e Martina Marzadori.
Come mai un libro su Christa Wolf oggi?
Monica: Credo che un’autrice come Christa Wolf sia sempre attuale. I romanzi e i racconti della scrittrice tedesca riescono a parlare direttamente a chi legge, a metterlə in crisi, a decostruirlə e a ricostruirlə, a cambiare il proprio sé e la propria visione del mondo. L’ideale di scrittura di Wolf era l’autenticità soggettiva, che lei ha cercato e raggiunto con fermezza e onestà intellettuale. Una ricerca dolorosa che lei definì “il dolore di farsi soggetto” e penso che tutto ciò arrivi anche oggi alle lettrici e ai lettori delle sue opere.
Martina: In primo luogo credo che la scelta di Monica di immaginare una biografia di Christa Wolf proprio sotto forma di graphic novel (in assoluto il primo dedicato alla scrittrice) sia stata un’intuizione perfetta, e la ringrazierò sempre per avermi proposto questo progetto che sin da subito ho amato profondamente. Mi piacerebbe tanto che la nostra biografia disegnata fosse, anche se solo per qualcuno e nel suo piccolo, un primo passo per avvicinarsi alla ricca complessità e alla stratificazione dell’opera di una grande scrittrice, con la quale ritengo sia sempre più necessario confrontarsi: complessità di temi, di Storia, di problematiche ancora attuali, che credo Monica sia riuscita a sintetizzare perfettamente nella sua sceneggiatura. E per coloro che già conoscono e amano Christa, spero che nel nostro libro possano ritrovare e rivivere tutto il sentimento, il coraggio, la forza e l’integrità di un’altrettanto grande donna che non ha mai “soffocato la propria voce”.
Christa Wolf – Vivere resistendo è il titolo completo. Perché la sua è stata una vita da Resistente?
Monica: Lo è stata per via del suo “apprendistato al no”, che si è sviluppato attraverso una visione del mondo con uno sguardo non subalterno, emancipato dal maschile. Questo graphic novel è una biografia romanzata e racconta proprio l’apprendistato al NO di Christa Wolf, la disillusione verso la propria idea di mondo e la passione politica di una donna che si è opposta alla Storia, perseguendo sempre l’integrità morale e, appunto, autenticità soggettiva. Il titolo del nostro libro è nato da una frase pronunciata il 20 marzo 1992 da Christa Wolf durante un’intervista di Anna Chiarloni nel corso di un evento organizzato dal Goethe Institut di Milano, intervista contenuta nel volume Nel cuore dell’Europa, edito dalla casa editrice e/o (traduzione di Palma Severi). In quell’occasione la scrittrice dichiarò che l’identità del singolo viene pienamente vissuta solo quando si giunge alla consapevolezza di ciò che l’individuo sa di volere o di non volere, perciò è necessario opporsi a tutto quel che ne ostacola la piena espressione, ossia bisogna vivere resistendo. Quanto detto finora emerge dalle scelte narrative che ho compiuto nella stesura della sceneggiatura. La storia si incentra sulla caduta del Muro di Berlino come simbolo della fine di un’utopia politica e segue filologicamente alcune peculiarità della narrativa wolfiana: ogni capitolo inizia con una data per contestualizzare storicamente gli eventi personali così come amava fare Wolf. All’interno di questi capitoli ci sono alcuni flashback, perché la scrittrice tedesca diffidava della linearità del tempo: per lei i ricordi erano anarchici, non rispettavano l’ordine temporale, poiché nel presente si insinua sempre il passato. Inoltre nel graphic novel è presente un’altra cifra caratteristica della scrittura di Christa Wolf, ossia la ricerca della “nuova lingua”, la sua lingua, alla cui base sta la contrapposizione tra la lingua ufficiale — quella maschile — gerarchizzata, irregimentata nelle ferree regole della paratassi e dell’ipotassi, che costringe, che impone, che maschera determinando, che mente e la lingua libera, femminile la quale, al contrario, si addentra nello spazio bianco del non visibile portandone alla luce l’essenzialità al di là delle apparenze esteriori.
Per documentarvi cosa avete utilizzato maggiormente? Libri? Web? Viaggi?… altro?
Monica: Per quanto mi riguarda mi sono basata su tutti gli scritti di Christa Wolf, su saggi e biografie su di lei ma anche sulla storia della DDR. Per documentarmi meglio su quest’ultima ho approfittato del mio grande amore nei confronti della città di Berlino — che conosco abbastanza bene — e sono andata a, per così dire, perfezionare il mio immaginario presso lo Stasimuseum, il DDR Museum, l’East Side Gallery e a spasso tra Pankow e Unter den Linden.
Martina: Circa due anni e mezzo fa, quando è cominciata la mia collaborazione con Monica, non conoscevo quasi nulla di Christa Wolf, se non il nome e a grandi linee il contesto storico in cui si inseriva. Il mio primo contatto con la scrittrice è quindi avvenuto in maniera indiretta, leggendo la sceneggiatura di Monica, e approfittando il più possibile di tutta la sua capillare e appassionata conoscenza dell’argomento. Con una prima chiara visione di insieme, che poi ho man mano approfondito, mi sono immersa nella lettura di Cassandra (casa editrice e/o, traduzione di Anita Raja), per entrare subito nel vivo della poetica dell’autrice, e per conoscere direttamente il suo alter ego, (la figura di Cassandra, appunto) che ha un ruolo centrale anche nel nostro racconto.
Contemporaneamente ho iniziato a raccogliere anche i primi riferimenti visivi: per la caratterizzazione di Christa e del marito Gerhard ho utilizzato come modello le bellissime istantanee di vita contenute in Christa Wolf. Una biografia di Jörg Magenau, casa editrice e/o, 2004 (traduzione di Marina Pugliano), e un numero esagerato di fotografie trovate su internet, o estrapolate da frame di interviste e filmati di quegli anni. Il nostro graphic novel si apre ad esempio con la traduzione in vignette di parte del famoso discorso che la scrittrice ha tenuto ad Alexanderplatz, il 4 novembre 1989 (qui il filmato).
Per i luoghi, le ambientazioni, gli arredi…, il lavoro di documentazione è stato ancor più preciso e meticoloso. Non mi ha mai abbandonato il timore che nei miei disegni potesse esserci qualche errore di ricostruzione, magari non troppo rilevante per me, ma non trascurabile invece per chi questi anni li conosce bene o addirittura li ha vissuti in prima persona, e trattandosi di un momento storico così recente, iconico e profondamente impresso nella memoria collettiva, il rischio lo avvertivo ancora di più! Ho quindi attinto a piene mani a centinaia e centinaia di immagini che ho selezionato da internet, film (Good Bye, Lenin! di Wolfgang Becker, Le vite degli altri di F.H. von Donnersmarc), documentari, riviste, guide turistiche dell’epoca, e in alcuni casi uno strumento molto utile è stato anche Google Maps. Berlino era ed è una città in continua (e rapidissima) trasformazione, e proprio nel breve lasso temporale in cui si svolge la nostra storia (tra il 1989 e il 1993), tale cambiamento raggiunge l’apice. Volevo quindi che, come nel testo di Monica, anche nei miei disegni questa trasformazione fosse evidente: ho cercato di descriverla tramite colori, variazioni o rotture della gabbia grafica, splash pages in cui la città diventa protagonista, ed indugiando anche su dettagli (gli arredi, gli oggetti sugli scaffali, il servizio da tè, la tappezzeria, le testate dei giornali,…), che seppur apparentemente irrilevanti, credo possano anch’essi raccontare tanto.
Per approfondire la sua figura, quali suoi libri consigliereste? … o libri su di lei?
Monica: Penso che si sia intuito che sono un’amante appassionata dei libri di Christa Wolf, perciò consiglio la lettura della sua opera omnia. Tuttavia per restringere un po’ il campo, credo che valga la pena di partire dal suo capolavoro, Cassandra, per poi continuare con Premesse a Cassandra, Che cosa resta, Trama d’infanzia, Il cielo diviso, la raccolta di racconti Sotto i tigli, la raccolta di saggi, discorsi e interviste Parla, così ti vediamo, Nel cuore dell’Europa, conversazione con Anna Chiarloni e soprattutto con Un Giorno all’anno, opera alquanto anomala (un po’ autobiografia, un po’ diario), in cui la scrittrice racconta le esperienze, le sensazioni, le suggestioni e gli eventi di ogni 27 settembre dal 1960 al 2000.
Il lavoro tra di voi come si è svolto? A distanza, visto i vari blocchi causa virus…
Monica: Certo, purtroppo la pandemia ci ha imposto — nostro malgrado — di lavorare prevalentemente a distanza, ma non è stato difficile, perché tra noi si è creata da subito una sintonia tale che ci ha concesso di lavorare serenamente. Martina è riuscita a rappresentare alla perfezione non soltanto ciò che avevo scritto nella sceneggiatura, ma soprattutto ha illustrato la storia esattamente come io l’avevo immaginata!
Martina: È vero. Ci siamo trovate sin da subito in grande sintonia, elemento che in un lavoro di questo tipo, a quattro mani, è davvero imprescindibile. Ne approfitto quindi ancora una volta per ringraziare Monica, sia per aver creduto in me e nei miei disegni, sia per avermi dato sempre il modo e lo spazio per muovermi liberamente all’interno del percorso da lei delineato.
Come è avvenuto l’incontro con BeccoGiallo?
Monica: Quando ho scritto il soggetto di Christa Wolf – Vivere resistendo, non ho dovuto interrogarmi a lungo su chi scegliere per la pubblicazione, ma l’ho inviato direttamente ed esclusivamente a Becco Giallo, perché è un casa editrice da sempre attenta alle tematiche sociali, storiche e di genere.
Progetti futuri di Monica Foggia e Martina Marzadori.
Monica e Martina: Forse è ancora un po’ presto per parlarne, ma stiamo già lavorando con tanto impegno e passione a un nuovo graphic novel. Non vediamo l’ora di svelarvi di più!