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Conversazione in Sicilia, di Elio Vittorini

Conversazione in Sicilia
Conversazione in Sicilia

Nel corso della vita viene un tempo, prima o poi, nel quale il Ritorno è necessario. Un Ritorno confuso, non programmato, interiorizzato solo nel momento in cui ci si ritrova innanzi al Luogo destinato.  Vi sono momenti nella vita nei quali i Ritorni diventano all’improvviso necessari per dare un senso al presente e trovare il futuro.

Conversazione in Sicilia altro non è che la storia di un Ritorno: un Ritorno capitato all’improvviso, quasi subito da Silvestro Ferrauto, il protagonista, che dopo aver ricevuto una lettera del padre, fuggito di casa con l’amante poche settimane prima, si ritrova su un treno che da Milano lo riporta in Sicilia da una madre che non vede da 15 anni; una madre dura come la roccia e priva di vezzi, una donna fuori dal tempo, tanto incline ai vaneggi quanto inaspettatamente reale:

E io guardai di nuovo quella Sicilia ch’era fuori, poi tutta mia madre avvolta nella coperta rossa, dalla testa chiara ai piedi, e vidi che aveva scarpe da uomo ai piedi, scarpe vecchie di mio padre, da cantoniere, alte e forse coi chiodi, come sempre lei aveva avuto l’abitudine di portare per casa, ricordavo, onde stare più comoda, o sentirsi in qualche modo piantata nell’uomo, e un po’ uomo, costola di uomo.

Difficilmente un libro riesce ad essere onirico quanto verista come Conversazione in Sicilia (BUR edizionidi Elio Vittorini, un romanzo nel quale il suono delle parole, gli echi in lontananza, i rimbombi delle assonanze danzano con la storia narrata avvicendandosi, sovrapponendosi, scivolando ora in primo piano ora sullo sfondo. Un’opera dalle molteplici chiavi interpretative, capace di rendere la lettura un incontro empatico rispetto alla narrazione dei fatti che rimane invece a tratti sfocata, confusa, mutevole:

Era notte, sulla Sicilia e la calma terra: l’offeso mondo era coperto di oscurità, gli uomini avevano lumi accanto chiusi con loro nelle stanze, e i morti, tutti gli uccisi, si erano alzati a sedere nelle tombe, meditavano. Io pensai, e la grande notte fu in me notte su notte. Quei lumi in basso, in alto, e quel freddo nell’oscurità, quel ghiaccio di stella nel cielo, non erano una notte sola, erano infinite; e io pensai alle notti di mio nonno, le notti di mio padre, e le notti di Noé, le notti dell’uomo, ignudo nel vino e inerme, umiliato, meno uomo d’un fanciullo o d’un morto.

Roberta Taverna

Di giorno Roberta Taverna, dottoressa in giurisprudenza , corre tra un’aula di tribunale e l’altra, mentre la sera si dedica al primo grande amore della sua vita: i libri. Lettrice instancabile, fa scorrere tra le sue dita le pagine di centinaia di libri ogni anno; legge in treno, mentre corre sul tapis roulant in palestra, camminando per strada… Predilige i romanzi contemporanei stranieri, con qualche ciclica capatina tra classici dell’Ottocento. Ha frequentato corsi di giornalismo e di scrittura comico-creativa, ha collaborato con alcune testate locali e ha fatto parte della giuria del concorso letterario Casa Sanremo Writers 2014. Ha creato e coordina il sito letterario Inkbooks. Cosa fa su MeLoLeggo? Legge molto, cerca di smaltire la pila infinita di volumi che si moltiplicano inspiegabilmente ogni giorno sugli scaffali di casa e recensisce tutto ciò che scopre imperdibile.

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