Cose preziose, di Stephen King
Vi è mai capitato di acquistare qualcosa spinti dall’impulso?
State camminando per il centro cittadino avvolti nei vostri pensieri quando una vetrina cattura la vostra attenzione, vi avvicinate e in meno di una manciata di secondi individuate l’oggetto che vi ha attirato a sé. All’improvviso ne siete catturati e avvinti, il mondo scompare e nella mente si fa largo la consapevolezza che nulla avrà più un senso nella vostra vita se non vi impossesserete subito di quella cosa preziosa.
Oh, sono sicura che anche a voi sia capitata un’esperienza simile, succede a tutti prima o poi di imbattersi in una cosa preziosa come è successo agli abitanti di Castle Rock, una cittadina immaginaria del Maine, teatro del romanzo di Stephen King “Cose preziose” (Sperling & Kupfer).
Castle Rock è un paesino tranquillo, pieno di “gente che si sgranocchia una fetta di torta e manda giù un sorso di caffè e si spettegola addosso con la bocca nascosta dietro la mano”, una piccola città dove i giorni sono tutti uguali fino all’arrivo di Leland Gaunt, un tenebroso uomo di mezza età proprietario del nuovo negozio “Cose preziose”. Cosa vende il signor Gaunt nella sua bottega? Non è davvero importante. Ciò che conta veramente è che possiede “quanto di più prezioso per i suoi clienti”, qualunque cosa essa sia, e la mette a disposizione in cambio di pochi spiccioli e qualche piccolo favore…
Con la maestria narrativa che lo contraddistingue, Stephen King incentra l’opera su uno dei più comuni sentimenti umani: il desiderio di possesso. Con precisione chirurgica l’autore ne delinea l’origine, scava alla ricerca dell’essenza del desiderio e della forza cieca che questo è in grado di generare, creando un romanzo dalle tinte horror nel quale la potenza distruttrice delle emozioni umane e il soprannaturale convivono e si completano.
Un libro magistrale per il re dell’horror, che inquieta e avviluppa per oltre settecento pagine, che abbaglia e seduce, che pone interrogativi e scava nella psiche del lettore fino a far dubitare anche di se stessi:
Strana cosa è la sanità mentale. Quando ti viene meno, non te ne accorgi, non senti che se ne va. Lo sai solo quando ti è restituita, come un uccello raro che viveva e cantava dentro di te non per legge ma per scelta.