Così come sei, di Stefano Bon
La strada più rapida
Per arrivare alla felicità
Forse è essere all’oscuro di tutto
Un uomo, una donna, un appartamento in cui rifugiarsi e costruire la recinzione che ti illudi ti protegga, ti possa tenere dentro o, per contro, tenere al di fuori ciò che può ferirti. Una storia di vita e percorsi che attraversano tutte le stagioni dell’esistenza senza mai perdere il filo sottile che le lega.
Deve esistere un posto nel mondo, in questa vita o in un’altra, in cui ci sentiamo perduti, disperatamente perduti, eppure felici, appagati e sazi di ciò che è o che è stato. Deve esistere un universo in cui la costruzione dell’amore che abbiamo messo insieme non scricchiola, non deve sfidare, non deve lottare, esiste e basta, e l’altro è il pezzo che manca, che basta così com’è.
Così come sei, così mi basterai, in questo posto senza nome, dove non occorre conoscere un prima e un dopo, non servono date, posizioni, dove non serve un telefono per sapere che sarai lì in quel luogo, in quel momento, il momento in cui avrò bisogno di trovarti.
Tra le pagine dell’autore, Stefano Bon, non ci dettagli né fronzoli, se fronzoli possono essere considerate le vite che si muovono fuori dall’universo dei due che si incrociano e si fondono esistendo anche nell’assenza. Come scriveva Fossati, “la costruzione di un amore spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore, se te ne rimane”. In Così come sei (ed. Clown Bianco) il dolore e la gioia si nutrono di sé stessi, in un percorso che dura una vita e che mescola il sangue e il sudore di un uomo giovane e una donna dall’aria da eterna ragazza. A anche quando la vita strapperà pezzi di carne e lascerà il corpo scarno, niente potrà scalfire il desiderio che come onda rallenta ma non si arresta durante il passaggio che li accompagna davanti ai nostri occhi.
È la storia di come ci si può perdere e ritrovare scegliendo un luogo che diventa tana in cui viversi e proteggersi da un altrove, con una domanda costante: “si può vivere una storia d’amore lunga tutta una vita senza sapere nulla dell’altra persona?”.
In quell’appartamento che scelgono, che sembra quasi aver scelto loro, scatole del passato riportano ricordi di un amore che nonostante il tempo sembra quasi ricordare il loro. Un amore che ha attraversato la guerra e che somiglia alla loro, di guerra, quella che si combatte con la quotidianità e che cerca di logorare la vitalità che si ritrova nel volersi, bastandosi senza chiedersi quanto, come o dove.
Un amore fatto di stagioni da attraversare di cui impariamo a conoscere odori e umori, altalene di desideri che si infrangono possenti in mezzo alla rabbia e alla paura, la malattia e il bisogno di essere protetti da un abbraccio in cui ti riconosci. È l’amore della fuga e dei ritorni, quello che tutti abbiamo vissuto almeno una volta nella vita, a volte esiste in un angolo della nostra memoria e forse solo per poco coraggio, non sempre ha avuto la forza di tramutarsi in forma. Forse anche a questo servono carta e parole, a illuderci che loro, quelle forme fatte di carta, abbiano nel tempo di un romanzo trovato un loro spazio per esistere, così come sono.