Cosmic Bandidos, di Allan C. Weisbecker
Ci sono libri che si leggono d’un fiato.
Libri che si leggono a fatica, e manco si riescono a terminare.
Poi ci sono quelli così semplici che ce l’hai in pugno dopo poche pagine. Infine, quelli che anche dopo averli terminati, apprezzati, senti di aver bisogno di rileggere.
Magari non per intero, buona parte.
Cosmic Bandidos, almeno per me, appartiene a quest’ultima categoria. Senz’altro la meno affollata, ma di sicuro un’élite a cui tutti gli autori vorrebbero appartenere (forse, perché magari se ne fregano e basta che vendano milioni di copie).
Cosmic Bandidos, libro cult degli anni ’80 riproposto in Italia da Marcos y Marcos (con traduzione di Marco Vicentini; una prima edizione era stata introdotta da Meridiano Zero), è stato scritto da Allan C. Weisbecker, un tipo diventato ricco e famoso negli USA come sceneggiatore a Hollywood negli anni novanta. A un certo punto, ha scelto di staccare la spina e girare le coste dell’America a bordo di un camper e in compagnia di un cane (leggenda o realtà, chi lo sa?).
Il cane, già. Proprio un cane è il coprotagonista irresistibile di questo libro. High Pockets è il suo nome, ed è un cane di grossa taglia goloso di “…merendine al latte gusto osso…”, solo che è costretto a mangiare quelle per cani di piccole dimensioni, perché le altre sono piuttosto difficili da trovare in Colombia.
Perché in Colombia? Be’… è lì che ci si è rifugiato il suo padrone, un certo Mister Quark, ricercato dalla CIA e dalle polizie di tutto il pianeta perché vanta un discreto curriculum, soprattutto nello spaccio di droga. MQ vive in una baracca in compagnia di High Pockets e del boa Legs, che litigano puntualmente ogni mercoledì, e l’amico fraterno, il buon (?) Josè, ex signore della droga che passa il tempo a rapinare (è un bandidos, no?) e gli porta libri e cartoline da leggere.
Un giorno, Josè torna con una valigia sgraffignata a una famiglia di americani e contenente delle lettere scritte da Tina, figlia sessualmente spregiudicata di un professore di Berkeley. Tina attira l’attenzione di MQ, non meno però dei libri del professore, che trattano di meccanica quantistica.
È la meccanica quantistica a entrare di prepotenza nella scena, a smuovere MQ dall’apatia, e a innescare un turbolento viaggio nello spazio (e nel tempo) alla ricerca dell’ignaro professore. Un viaggio a base di risse bandido, cannonate, fughe demenziali, alcool, spinelli e cocaina, nonché improponibili trattazioni di fisica in salsa bandido.
Ne esce fuori un libro che accompagna, sorprende, vincola l’attenzione. E i personaggi, di volta in volta, sono delle vere e proprie bombe di comicità. Non sempre, certo, si riesce ad apprezzarli a pieno, perché ogni passaggio va isolato e gustato più volte (potete crederci, l’ho fatto anche io), ma rileggere è il modo migliore per far entrare dentro di sé questa particolarissima opera letteraria.
Altrimenti, come fare a capire perché questo libro è diventato un cult? E, soprattutto, come fare a meritarsi sul serio il titolo di astuto lettore?
Ci sarebbero molti passaggi da citare, giusto per dare un esempio. Scelgo a caso tra i molti sconclusionati personaggi, e capito su Flash, lo squilibratissimo pilota di uno scassatissimo aereo di nome Looney Tune, che ama volare a filo d’albero e ha come secondo pilota un cane di nome Aileron:
…Come pilota ha la sua personale teoria della gravitazione: durante il volo si stordisce di droga fino al punto che la gravità non ha quasi più effetto su di lui, e quindi neanche sull’aereo, contribuendo così ad aumentare la portanza, diminuire la resistenza aerodinamica e consumare meno. Un risultato di questa teoria è che non si preoccupa mai di restare senza carburante, e i motori che si fermano a tremila metri lo colgono sempre di sorpresa. In realtà non usa comunque l’indicatore del livello di carburante perché dice che serve solo a distrarlo e al posto degli strumenti di navigazione nella cabina di pilotaggio ha installato un videoregistratore…
Un libro psichedelico che associa la teoria quantistica all’elasticità mentale da sballo. Credo di avervi scritto tutto (o poco più di tutto, o poco meno, fate voi) e vorrei concludere con un altro passaggio sullo stesso Flash (è da quando ho conosciuto Mister No che i piloti strampalati mi attirano e mi stanno troppo simpatici, non fateci caso – nms*), perché Weisbecker lo scrive meglio, e magari vi diverte di più:
…Comunque, non gli manca il senso dell’umorismo: quando il Looney Tune comincia a tossire e si ferma a mezz’aria, si gira a gridare ad Aileron in una perfetta imitazione di Porky Pig:
E QUESTO È-È-È TUTTO, GENTE!
*Nota di me stesso, cosa credevate?