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Da domani in libreria: Quello che non c’è scritto, di Rafael Reig

Quello che non c’è scritto

La coppia è uno specchio, ci scopri sempre qualcosa di te stesso che avresti preferito non sapere. Quando vivi con qualcuno ti riveli, come quando scrivi. La storia che raccontiamo racconta anche a noi la nostra storia, quello che non volevamo sapere di noi stessi.

È il rito di un fine settimana qualsiasi: l’ex marito che passa a prendere il figlio per portarlo in montagna. Dopo averli accompagnati all’ascensore, Carmen tira un sospiro di sollievo. Il divorzio burrascoso è alle spalle. Jorge ha quattordici anni, vien su bene; Carlos era un pessimo marito, ma tutto sommato è un buon padre.

Di colpo vede su una sedia un dattiloscritto che prima non c’era. L’ha lasciato Carlos con un messaggio scritto a penna: voglio che tu lo legga.

Bastano poche pagine per immergerla in un romanzo amaro, un noir pieno di violenza. Le parole dell’ex marito bruciano, scoperchiano ricordi difficili. Carmen tra le righe avverte una minaccia: è rivolta a lei? A suo figlio?

Su un treno che sfreccia nella campagna, intanto, padre e figlio imbastiscono pacche e sorrisi, ma Jorge è nervoso da far paura e Carlos si attacca alla bottiglia. Fin dalle prime stazioni si sente aria di condanna.

Carmen, a casa, legge pagina dopo pagina, sforzandosi di restare calma: è solo un romanzo, un intreccio di storie immaginarie, forse è lei che ci legge quello che non c’è scritto. In montagna soffia un vento umido e gelido, Carlos e Jorge hanno il ghiaccio nel cuore. È troppo ripido e instabile il crinale delle cose non dette. Cercano di uscirne, si vogliono bene. Potrebbero anche farcela, se fossero soli: un padre davanti a suo figlio.

Ma non sono più soli. E i loro cellulari squillano a vuoto.

L’autore. Rafael Reig è nato nel 1963 in un paesino delle Asturie, ha trascorso lunghi periodi in Colombia e negli Stati Uniti e ha finito per scegliere Madrid, elemento vivo e costante dei suoi numerosi romanzi, molto amati in Spagna e tradotti persino in inglese. Con il suo sorriso dolce e l’aspetto da gatto affabile, quando scrive Reig sfodera artigli disarmanti: il suo Manuale di letteratura per cannibali è stato definito “un libro kamikaze” e questo suo ultimo romanzo tiene svegli la notte, appesi al filo fatale dell’equivoco e dei risvolti indesiderati dell’amore. Da quello che si legge nel suo blog in Hotel Kafka (hotelkafka.com), Reig vede con favore un whisky a metà mattina e, come consigliano gli assistenti di volo, in ogni luogo chiuso individua prontamente l’uscita d’emergenza più vicina, per poter scappare a fumare alla prima occasione.

Traduttrici: Francesca Conte e Claudia Tarolo

Redazione

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