Dalle nove a mezzanotte, di Paola Rambaldi
Di solito le clienti portavano foto di fidanzati spariti. Si rivolgevano a lei quando perdevano le speranze di ritrovare l’amore perduto.
Dalle nove a mezzanotte
Ha una scrittura ipnotica, Paola Rambaldi, che con Dalle nove a mezzanotte (Clown Bianco editore) incastra volti unici che diventano da subito familiari muovendosi a ritmo serrato tra leggera ironia e una sottile vena di crudeltà che esplode inaspettatamente e si stempera un attimo dopo, rendendo credibile ogni scenario.
Tra le ore scandite con precisione passano luoghi e giorni, punti di riferimento tra i quali rintracciare di volta in volta il coro di voci che si alterna con perfetta armonia tra la claustrofobica mentalità di paese e la voglia di levar via la scorza del passato e lasciarsi andare all’attesa di un futuro che nei pieni anni ’60 brilla di promesse. Così incontreremo Brisa, spilungona dal bel corpo e dal viso inquietante e misterioso per un naso ingombrante e una ancor più preponderante eterocromia, dono e condanna insieme, che le costerà essere additata come “Stria”, strega, e non solo per gli sguardi demoniaci ma anche per la capacità di leggere il futuro, scovare brutture, scavare nelle vite altrui solo sfiorando un’immagine con la punta dei lunghi capelli. La vedremo muovere verità tra fedi popolari e superstizioni, attirare nella sua vita il lettore che piomberà in quella casa dove la zia Lina alleva i figli a parole strette e sguardi taglienti, tenendo però più alle piante, fonte di sostentamento per lei e la famiglia, rese rigogliose da litri di sangue mestruale.
La vita di Brisa si intreccerà a quella di altri, mescolando passato e presente in un crescendo di eventi che ci spingerà a seguirla quasi in apnea, in attesa che tutto trovi la giusta collocazione, in attesa di tirare il fiato e scrollarsi di dosso la neve leggera e gelida che ingoia e trascina, come le ore che scorrono portando con loro la verità di chi scompare senza lasciare scia.
Come in Un lungo giorno di ordinaria follia, che dura una vita e non concede attimi di pausa, sobbalziamo in attesa della chiusura di un cerchio allargatosi a ingoiare i pensieri del Castrato, guardato con sospetto per i desideri inconfessabili, la vita alla deriva di Novella, che non riesce a trovare salvezza e rischia di trascinare con sé anche la meravigliosa Bianca, testolina bionda a cui tenta di far da madre, e ancora vite anziane attaccate a una ricchezza che non le salverà dalle avidità altrui, così come vite infantili spezzate dalla bruttura di uomini-ombre nere dall’anima di catrame.
Spiritati e assetati, gli occhi di Brisa osserveranno con noi questa umanità che si incrocia e attraversa la vita e la morte con battiti di ciglia che cancellano le ferite, muovendoci in queste pagine incupiti dalla morte di Kennedy e dimentichi della grigia quotidianità grazie alla musica, tra Carosello, Gino Paoli, Rita Pavone e gli iconici ciuffi di Little Tony. Mentre sguardi sghembi osservano lo svolgersi incombente delle ore, cala su vittime innocenti la speranza di salvezza e resterà chi resiste e sa guardare oltre all’apparenza delle cose, in attesa che si palesi una vera giustizia nella quiete che tutti meritano.