Elise e il cane di seconda mano, di Bjarne Reuter
Elise è una bambina che vive sola col padre, il quale suona il violino ai matrimoni, ai funerali e ai grandi magazzini e non nuota nell’oro. Sua mamma è molto lontana: lavora in Brasile alla costruzione di un ponte sospeso in mezzo alla giungla.
La solitudine spinge Elise a convincere il padre a comprarle un cane, nonostante le difficoltà economiche in cui versano. Al negozio di Alì Potifar, una sorta di moderno bazar delle meraviglie dove si trova di tutto ma si può prendere una fregatura in un battito di ciglia, Elise si fa conquistare da un cane di seconda mano, un piccolo animale grassottello e con le zampe magre, il pelo bianco e due occhi che guardano in direzioni indipendenti. La cosa più strana è però la bocca: sembra sorriderle. Al collo del cane, Potifar ha messo una targhetta con su scritto “Gasometro”, ed è così che lo chiama.
La realtà sul cane, Elise la scopre quando torna a casa. Al contrario di quel che si possa immaginare, il cane parla. Quando Elise decide di battezzarlo Principe Valiant il Grande, lui risponde: “…Veramente mi chiamo McAduddi…”
E bastasse questo. Duddi – il nomignolo con cui vuol essere chiamato – è anche un tipo che risponde a tono e non cede facilmente alle fantasie della nuova padroncina:
“…«Domanda numero uno: sai dare la zampa?» Il cane non reagì. Elise prese la matita. «Non sai dare la zampa. Metto una croce sul no. Domanda numero due: sai rispondere al comando “a cuccia”?». Nessuna reazione. Elise annuì. «In fondo me l’aspettavo. Un’altra croce sul no. Ora passiamo all’esame dell’udito: io batto le mani e vediamo come reagisci.» Elise batté le mani. Il cane la guardò con aria interrogativa. «Benino. Metto una croce su “sordo”, magari solo un pochino.»…”
Duddi viene dalla Scozia, dove i cani quando sentono che stanno per morire dicono che “partono per Aberdeen”. Da questo momento in poi, i due diventano i protagonisti di spassose avventure tra mulini abitati da fantasmi, canzoni di un pizzaiolo di nome Giorgio e lungo le strade di Copenaghen, fino a immaginare una avventurosa storia nella giungla.
I duetti del cane e della bambina strappano sorrisi a ripetizione ed è piacevole scoprire l’intensa poesia di una storia la cui protagonista vince la solitudine grazie alla fantasia di cui è dotata, portando il lettore in un mondo che mescola l’antico col moderno, il reale col surreale.
Duddi è, poi, un co-protagonista coi fiocchi: dà del filo da torcere alla sua irrequieta proprietaria, la quale non riesce a nascondere a se stessa di affezionarsi ogni momento di più a quel buffo ammasso di peli che trasforma ogni volta nel personaggio che vuole, per esempio un indio in piena giungla amazzonica e che di nome fa Castoro Danzante:
“…«Ma dobbiamo stringere quel nodo sul ponte, altrimenti crolla. Costi quel che costi. Non abbiamo fatto questo lungo viaggio per fermarci a metà strada. Siamo in missione, non dimentichiamocelo.» «Che significa?» «Non saprei, ma propongo che l’indigeno faccia il primo passo sul ponte.» «Non voglio finire in pasto ai piranha», rispose l’indio. «Dovrebbero trovarsi qualcos’altro da mangiare. Per esempio del mangime.» Elise tirò fuori il coltello. «Coraggio, Castoro», disse. «Seguimi. Se dobbiamo andare incontro alla morte, almeno facciamolo insieme.» «Ma io non voglio andare incontro alla morte», ribatté l’indio. «Sono pronto a tutto, anche ad andare all’ipermercato dopo le quattro, ma non ad andare incontro alla morte.»…”
Con Elise e il cane di seconda mano (ed. Iperborea, traduzione di Eva Valvo), Bjarne Reuter ha scritto una godibilissima storia che non mancherà di affascinare i più piccoli così come i più grandi, perché allo stesso tempo ognuno la leggerà con la propria sensibilità, e non è escluso che ai piccoli arrivi un messaggio che li farà crescere mentre ai più grandi questa storia potrà aiutare a ritrovare quella vena fantastica e quella voglia di sorridere che sempre più si va perdendo nella vita di tutti i giorni.