Enne, di Valentina Durante
L’essere umano è capace di tollerare solo un certo grado di disgrazia: quel che va oltre o lo distrugge oppure lo lascia indifferente.
Si potrebbe sostenere che il protagonista di Enne, il romanzo di Valentina Durante uscito per quelli di Voland edizioni, rientri perfettamente in quella categoria di persone che, colte da un evento sismico interiore, reagiscono alla tragedia immobilizzandosi.
Come un animale abbagliato nella notte dai fari di un auto, il personaggio rimane incagliato negli anfratti della propria esistenza, spaventato a morte da ciò che potrebbe riservargli il futuro; per questo, decide di ingannare quello stesso tempo andando a compiere, giorno dopo giorno, le stesse azioni ruotinarie: va a fare la fila in posta per altri, ritira le medicine per gli anziani, paga le bollette per coloro che invece di tempo non ne hanno mai abbastanza, troppo occupati a mordere la vita.
Non è importante dare un nome al protagonista di Enne: quella persona potrei essere io, potrebbe essere la prima che incontri davanti allo sportello della banca, potresti essere anche tu; ciò che importa davvero è come ognuno di noi reagirà il giorno in cui si troverà di fronte ai fari di un’auto nella notte. Avrai la forza di scappare o rimarrai immobile? E soprattutto: credi davvero che il passato e il futuro rimarranno indifferenti al tuo tentativo disperato di mimetizzarti?
Tutta la storia raccontata dalla penna di Valentina Durante ruota intorno ad una domanda emblematica: si può davvero abbandonare il passato e decidere di lasciarsi vivere?
Il protagonista tenterà con tutto se stesso di ostacolare il futuro ma, come si evince sin dalla prima riga di questo romanzo epistolare ed interiore, non si può strappare il passato: ciò che è stato diviene parte di ciò che siamo oggi, un interlocutore onnipresente che richiama a sé il futuro e ci forza ad andare avanti per continuare a vivere.