Enrico Piaggio, l’uomo della Vespa – di Basilio Perri
Ci sono uomini che fanno intere epoche, che aiutano a crescere intere nazioni. E forse, in cuor loro, nemmeno lo immaginavano.
Enrico Piaggio, probabilmente, è stato uno di questi. La lungimiranza, la visione a tratti utopistica – anche la fortuna, perché no? – non appartengono a tutti, ma solo a quei pochi che eccellendo in un campo fanno sì che si parli di loro – o di quel che hanno lasciato – per decenni e decenni.
Ho letto con piacere Enrico Piaggio, l’uomo della Vespa, un saggio a cura di Basilio Perri ed edito da Graphofeel, perché mi interessa conoscere e curiosare sui personaggi di cui parliamo spesso ma nemmeno sappiamo chi siano. Il saggio lega indissolubilmente la figura di Piaggio alla sua creatura – tecnicamente frutto del genio di D’Ascanio ma partorita concettualmente dallo stesso Piaggio – e descrive la storia parallela dell’uomo Piaggio e del piccolo mezzo a due ruote entrato per sempre nella storia moderna del nostro Paese.
Si parte dai primi passi della famiglia Piaggio, dal primo stabilimento impiantato a fine ‘800 a Sestri Ponente, dove ci si occupava di arredamenti per imbarcazioni. Di lì un’ascesa continua, cambiando sempre obiettivo con l’andare dei tempi e delle esigenze imposte dalla storia che evolveva molto velocemente. Non bisogna dimenticare che, oltre a essere l’epoca dell’espansionismo coloniale tardivo – italiano – da allora fino agli anni ’40 del Novecento ci furono ben due guerre mondiali, e che più volte la vita di tutti i giorni venne stravolta, e con essa l’economia e le esigenze della gente.
Il saper cogliere le occasioni, però, è la principale qualità dei grandi imprenditori, e tale fu il padre di Enrico – Rinaldo – che passò alla rete ferroviaria e quindi all’industria aeronautica, sfruttando anche le esigenze belliche del periodo. Enrico, che dal padre prese questa qualità ma era anche uno dalla grande inventiva, colse l’occasione del primo dopoguerra per virare decisamente sull’industria dei veicoli a motore ed ebbe l’intuizione di lanciare un modello a due ruote che fosse facile da usare, versatile e accessibile a tutte le tasche, magari pagandolo a rate.
Il saggio di Perri, quindi, ci guida attraverso una storia fatta di scommesse e tentativi e fallimenti, narrando anche talune vicende familiari non proprio fortunate ma che diedero l’impronta per le epoche future dell’azienda, per esempio il legame familiare con la famiglia Agnelli, consolidato col matrimonio tra Umberto e Antonella, figlia adottiva di Enrico Piaggio.
I tentativi di D’Ascanio di dare forma corretta ai suggerimenti del suo datore di lavoro sono l’emblema della tenacia di quella gente, del rimboccarsi le maniche per inseguire un sogno.
Quel sogno, alla fine, fu realtà quando la Vespa divenne lo scooter degli italiani, grazie anche a un intelligente sfruttamento della pubblicità, dei volti di gente famosa e certi azzeccatissimi slogan. Nel cinema e alla televisione la Vespa acquisì sempre più popolarità e questo convinse sempre più l’italiano medio a sacrificare i propri risparmi per qualcosa che divenne ben presto più di un semplice oggetto.
La Vespa col tempo è diventato simbolo di generazioni, di famiglie e scampagnate e di gioventù ma anche di praticità, ricordo e tradizione tramandato di padre in figlio, culto di numerosi e variegati Vespa Club, di raduni, e chi più ne ha più ne metta.
Enrico Piaggio, l’uomo della Vespa è un saggio che si legge – quasi – come un romanzo, mai pesante ma pensato, scritto come un qualcosa che possa essere di gradimento a chiunque.
Arricchito da un nutrito catalogo dei modelli prodotti nel tempo, il libro si pregia anche di belle foto d’epoca e di colorati manifesti che hanno fatto, anch’essi, la storia.