Gatti molto speciali, di Doris Lessing
In pochi non sanno ancora che Doris May Lessing, premio Nobel per la letteratura nel 2007, è un’incredibile appassionata di felini – gatti, per essere precisi.
In “Gatti molto speciali”, edito da Feltrinelli nel 2008, sono questi affascinanti e misteriosi animali ad essere i protagonisti indiscussi, sempre presenti accanto all’autrice sin da quando in Persia, all’età di tre anni, incontra la sua prima gatta, instaurandovi quel legame d’amore che fungerà da esempio e modello, negli anni, per il rapporto che verrà a ricrearsi di volta in volta con altri innumerevoli quadrupedi dalla coda sinuosa.
Di luogo in luogo, dalla Persia alla Rhodesia per poi finire a Londra, i gatti sono instancabilmente presenti, ciascuno con i suoi colori, i suoi gusti, il suo modo di imporsi, di chiedere e, come ogni creatura, di amare.
Maria Antonietta Saracino, nota anglista e docente presso il Dipartimento di Anglistica de La Sapienza di Roma e traduttrice del romanzo, nel suo intervento a fine volume descrive con un termine estremamente puntuale questa relazione tra felino e padrone (se così può definirsi colui o colei che con un gatto convive) usando il termine seduzione: “non è quel movimento che induce a possedere; quanto quell’altro, lieve ai limite dell’impercettibile, che ci fa scoprire posseduti”.
Oltre che autrice, Doris Lessing è quindi innanzitutto spettatrice amante e sedotta, lettrice e interprete di sguardi, miagolii e movenze. La sua narrazione è asciutta e svelta, caratterizzata da una peculiare praticità e da quella rara capacità di dare ai propri racconti la consistenza delle vecchie lenzuola: fini e leggere ma presenti al tatto nonostante il logorio del tempo.