La giustizia del Cuelebre, di Alberto Amorelli
Scava nelle profondità dell’animo umano e nelle ferite che accomunano, scava nel passato che non si riesce a dimenticare. Scava profondamente e allinea tutto quanto su uno stesso piano, quello del senso di giustizia che qualche volta porta il treno della nostra buona coscienza a deragliare perché il riflesso dell’umanità che ci pervade spesso ci spinge a compiere azioni di cui potremmo pentirci un attimo dopo. Eppure accadono, non possiamo fermare l’istinto umano che macchia le lettere che compongono la parola Vendetta affiancata alla Giustizia.
E così lasciamo che scavi, che le pagine che scorrono sotto le nostra dita ci accompagnino dentro a un antro: quello che contiene la bestia che ci vive dentro,
Protagonista de La giustizia del Cuelebre, di Alberto Amorelli, è la squadra di Alessandro De Martino e Ilaria Costa, ovvero la squadra “dei gatti neri“, chiamati così perché, una volta risolto un caso spinoso, ad ognuno di loro toccava in dono un gatto nero. Amorelli ci trasporta in una sera di primavera tra le strade di Ferrara ad assistere, spettatori impotenti, allo svolgimento di un tutto che non potremmo giudicare senza scivolare oltre il confine sottile che divide ciò che è giusto da ciò che non lo è: tre cadaveri, tre giovani vite in fila senza vita e una firma con una sola iniziale, la “A”, che racconta un mondo. Si tratta del mondo anarchico di un killer spietato, di un giustiziere che metterà alla prova la squadra di poliziotti costringendoli a doversi immergere in tante scomode verità che appartengono a chi uccide.
Un thriller costruito bene, dalla tensione dosata millimetricamente, che sa tenere e trascinare con un ritmo sorprendente che spinge ad andare avanti e divorare le pagine per capire quanto peccato si può perdonare scendendo a patti con il proprio dolore. Una scrittura da non perdere per la tensione narrativa che, come filo costante, non delude fino alla fine.