Grandine, di Francesco Rago
Leone è un giovane come tanti, alle prese con i propri sogni e la ricerca della felicità, ma ben presto si trova a fare i conti con un senso di vuoto e insoddisfazione cronico, in una perenne lotta personale contro il mondo.
Grandine (Edizioni La Gru) è il quarto romanzo del giovane autore piacentino Francesco Rago, che conta già al suo attivo: La porta del mare, Dolce come il piombo e Il compleanno di Eva. Con questo suo ultimo lavoro, Rago propone un romanzo di formazione dove l’attenzione è rivolta alla evoluzione del personaggio, e soprattutto al suo aspetto psicologico-intimistico, con i suoi conflitti interiori, le sue emozioni e sentimenti, passioni e sensazioni.
La storia è raccontata in prima persona dalla voce di Leone, il protagonista , attraverso i ricordi che gli affiorano alla mente in una fredda giornata di neve nel momento in cui, dal vetro di una finestra del suo appartamento, intravede dall’altra parte una donna. Comincia da qui il racconto della sua vita, quella di un giovane come molti altri, che vive in provincia, appartiene a una famiglia medioborghese e studia per laurearsi.
Un giorno per ammazzare il tempo decide di visitare una mostra di pittura, ed è lì che conosce Martina, aspirante attrice dall’ego smisurato ma dal sorriso travolgente. Tra una battuta e l’altra, i due si intendono e cominciano a frequentarsi. L’attrazione è forte e reciproca sin dal primo appuntamento, e Francesco, in un impeto di passione, chiede a Martina di sposarlo. Nonostante il parere contrario dei genitori, Leo decide di proseguire per la sua strada, anche perché con loro ha un rapporto conflittuale e non vede l’ora di contraddirli.
Il matrimonio con Martina all’inizio sembra funzionare, grazie soprattutto agli sforzi di lui e alla passione molto forte fra i due. Leone trova un lavoro come pubblicitario e si sforza di aiutare la moglie nel suo sogno di diventare attrice, ma più passa il tempo e più si rende conto che lei, malata di protagonismo, farà inevitabilmente naufragare il rapporto. Dopo la separazione Leone vive un periodo di solitudine in cui si attacca alla bottiglia, atteggiamento per cui viene continuamente sbeffeggiato dal collega Modesto, un classico marpione e perdigiorno che si vanta delle sue innumerevoli conquiste femminili. Esilaranti i dialoghi tra i due, nei quali Leone si arrabbia continuamente per l’atteggiamento spregiudicato dell’amico, ma proprio grazie a lui riesce a scuotersi dal torpore e comincia a frequentare una ragazza più giovane, che dà nuovo slancio alla vita di Leone. Eppure, quel suo vuoto interiore torna a farsi sentire… E dopo un incontro inaspettato, Leone si troverà costretto a prendere decisioni difficili.
Gli avvenimenti descrivono un lasso di tempo di circa 6-7 anni, ovvero il periodo che va tra i venticinque e i trentadue anni di Leone. I personaggi sono tutti ben caratterizzati, dai colleghi d’ufficio – che ricalcano vizi e virtù di un qualsiasi ambiente lavorativo – alle donne che si alternano al fianco del protagonista, ognuna caratterialmente diversa dall’altra e fedele al proprio stereotipo: dall’egocentrica e viziata alla giovane dolce e iperprotettiva, fino all’estroversa e lunatica. Tutte figure molte coerenti e ben sviluppate nell’intreccio narrativo. Lo stile e il registro colloquiale dell’autore privilegiano la scorrevolezza della lettura e danno l’idea di trovarsi perfettamente immersi nella contemporaneità.
In un momento in cui la narrativa dà ampio spazio ad autori come Fabio Volo o Chiara Gamberale, Rago si pone come una piacevole alternativa per chi, leggendo, desidera sentire quella sorta di immedesimazione nel personaggio che sicuramente in molti, soprattutto tra i 30 e i 40 anni, proveranno nel leggere questo romanzo.