I buttasangue, di Giovanni Iozzoli
Antonio è un quarantatreenne che lavora in un’azienda metalmeccanica, la Tecnobroc. Un giorno la sua vita viene letteralmente stravolta da un’incidente sul lavoro che colpisce il suo collega Camillo, fatalità che poteva essere evitata se soltanto l’azienda avesse investito sulla sicurezza. Antonio resta sconvolto da questa disgrazia e soprattutto si sente in colpa perché, come responsabile della sicurezza, non ha combattuto affinché il datore di lavoro adottasse delle norme di protezione adeguate. Quella stessa sera, mentre sta tornando a casa, si ferma a soccorrere una ragazza in difficoltà e questo gesto, che in circostanze normali non avrebbe mai fatto per evitarsi problemi, diventa un boomerang che gli si ritorce contro.
Pressato dagli eventi Antonio comincia a ripensare alla sua vita e a come l’ha vissuta fino a quel momento, a interrogarsi su se stesso, ad analizzarsi con grande lucidità e coraggio. Ricorda quando si è trasferito dalla Puglia al Nord, pieno di sogni e di speranze che col tempo sono svaniti lasciando il posto a una sorta di rassegnazione sterile: vivere senza energia, senza passione, fuggendo da ogni sorta di complicazione per non sconvolgere l’equilibrio della sua vita quotidiana. Ma è proprio grazie a questo viaggio, che egli compie sia all’interno di se stesso, sia all’esterno, confrontandosi con la realtà circostante, che Antonio è in grado per la prima volta nella sua vita di prendere una posizione.
La storia personale di Antonio si intreccia con quella di tanti altri e ne viene fuori un’Italia che lotta ogni giorno con la precarietà e con la paura di perdere il lavoro, elementi che spingono ad accettare condizioni sempre peggiori, anche a costo della propria vita; viene fuori una realtà di provincia in cui ognuno è chiuso nella propria solitudine, in cui ciò che conta è il mero “dio denaro” e in cui un uomo, Camillo, acquista valore solo dopo morto; una realtà popolata da persone che dietro la maschera della legalità, della bontà e della rettitudine nascondono i peggiori vizi e dove anche le famiglie si disintegrano dietro un’apparente normalità.
Attraverso un linguaggio concreto, diretto e uno stile spesso ironico l’autore de I buttasangue (ed. Artestampa), Giovanni Iozzoli, ci offre una fotografia dei tempi che cambiano: prima la fabbrica rappresentava l’opportunità di una vita migliore e in molti casi di crescita professionale e personale; oggi invece la crisi e la mancanza di lavoro hanno trasformato gli operai in asini da fatica che temono addirittura di rivendicare i propri diritti per scongiurare la povertà che fa tanta paura.
Questo romanzo riesce a dar voce a quell’universo di uomini comuni che affrontano ogni giorno le difficoltà senza lamentarsi e che purtroppo diventano visibili solo in circostanze tragiche.