I due che salvarono il Natale, di Marco Fabbrini
Tutti avremmo bisogno di un po’ di Natale nella nostra vita; tutti dovremmo imparare qualcosa a Natale per non dimenticare, per non perdere di vista ciò che è davvero importante.
I due che salvarono il Natale, romanzo del toscano Marco Fabbrini (edizioni Graphe.it) è un libro che regala un importante insegnamento. E lo fa nella maniera più efficace: con una storia semplice, senza valori ostentati, priva di effetti speciali, carica di personalità.
Ci troviamo nel sud della Toscana, in un piccolo paesino i cui abitanti lavorano ogni giorno nella miniera del temibile sig. Strege. Tutti i giorni tranne la vigilia di Natale: perché, da che mondo è mondo, il 24 dicembre ogni attività si ferma per la sera delle Fiaccole, l’antica usanza popolare che mobilita tutto il paese nella costruzione di pire di legna altissime da incendiare durante la Notte Santa.
Ma quest’anno ogni cosa sembra destinata a cambiare: scadenze, investitori, interessi economici richiamano al dovere. Ed Ultimino (detto Mino), il più piccolo di una povera famiglia di minatori, diventerà il protagonista indiscusso della storia, perché a volte solo un bambino è in grado di aggiustare le cose.
Un libro dolce, delicato; una favola che balla sul ciglio della realtà, riscaldata dal fuoco di antiche tradizioni natalizie e dall’eco della magia.
Marco Fabbrini stupisce per l’abile maestria da intessitore di parole: il suo stile, a metà strada tra il narratore di favole intorno al fuoco e il romanziere navigato, ammalia il lettore.
La lente narrativa si concentra sui personaggi, su Milo, su Adele, sul signor Sabbatini, e su di una notte, la più importante dell’anno, identità di un popolo e messaggio di speranza per un futuro migliore.
Se è vero che tutti avremmo bisogno di un po’ più di Natale nella nostra vita, al termine della lettura ci si accorge che l’insegnamento natalizio del libro di Marco Fabbrini è arrivato dritto al cuore, impresso nella memoria di chi ha saputo vedere oltre l’orizzonte.
– Tu hai mai visto il tramonto? –
Mino scosse la testa. Adele ridacchiò, soddisfatta.
– È come un grande mare di fuoco all’orizzonte. Un bagliore rosso intenso che infiamma le nuvole e le colora di profili granata, amaranto e ambrati. –
– Allora è un po’ come l’alba – sentenziò Mino.
Adele ridacchiò ancora una volta, coprendosi con la mano i denti storti.
– No, sono due cose diverse. L’alba è lucente, potente, è il mondo che si risveglia e si appresta a vivere. Il tramonto è tenue, placido, cullante, riflessivo, è il mondo stanco che se ne va a dormire. Ed è bellissimo. –