Il giorno dei morti, di Maurizio De Giovanni
Autunno, il periodo più triste dell’anno anche per il Commissario Alfredo Ricciardi. Da quando ha rinvenuto sulla pubblica via il piccolo corpo senza vita di Tettè, un orfanello che da sempre vagava per le vie di Napoli, la pioggia battente scroscia sulle strade e sul cuore del Commissario di Polizia.
Credere che il bambino sia morto avvelenato per cause accidentali è un’ipotesi inaccettabile per Ricciardi, il quale non riesce a vedere “il fatto” che caratterizza ogni indagine da lui condotta.
Impossibile investigare su quanto accaduto a pochi giorni dall’arrivo in città del Duce, ancor più perché la morte di Tettè sembra essere stata una mera disgrazia in una città piena di poveri che hanno fame e che farebbero di tutto per accaparrarsi un tozzo di pane, anche se avvelenato.
Ma Alfredo Ricciardi è disposto a tutto per trovare quel “fatto” che non lo fa dormire la notte, il solo in grado di dimostrare che anche gli ultimi possono avere giustizia.
Il giorno dei morti. L’Autunno del Commissario Ricciardi, di Maurizio De Giovanni (Einaudi editore), è un romanzo lungo: quasi 400 pagine per far entrare nelle vene del lettore tutte le contraddizioni di una Napoli anni Trenta che si ammanta di sfarzi e si nasconde nella miseria, che finge la perfezione del Regime e si scopre nella spietatezza.
Come la pioggia che cade quasi ininterrottamente per tutta la durata della vicenda, il caso nel quale incappa Alfredo Ricciardi penetra nella pelle lentamente, attraversando i vari strati delle vesti fino a fondersi nella carne, per far riaffiorare i fantasmi del protagonista.
Il quarto capitolo della serie dedicata ad Alfredo Ricciardi mostra un Commissario inedito: un’anima persa che vaga per le strade della città alla ricerca di una risposta apparentemente superflua.
Molti saranno gli incontri del protagonista, molti i vicoli ciechi che porteranno Ricciardi a un faccia a faccia con la crudeltà.
Un libro da leggere durante la stagione richiamata dal titolo, quando le giornate si fanno più buie ed i movimenti più lenti, scossi dai primi brividi di vento che sembra annunciare un inverno di ghiaccio.
La domenica sotto la pioggia è tutta un’altra cosa.
Il giorno dei morti
Ti mette di fronte a quello che non pensavi, a quello che non avresti mai voluto. Ti impedisce di tuffarti in mezzo alla gente per strada, di drogarti di luci e di colori, di farti sballottare da grasse balie nei giardini o da giovani coppie nei caffè in galleria. Non ti permette di andare a sentire il profumo del mare, e le urla dei pescatori che propongono quello che hanno preso di notte. […]
La domenica sotto la pioggia ti fa volere qualcos’altro, rispetto a quello che hai. Ti fa guardare le finestre rigate d’acqua e tutto quello che si vede diventa distorto, alterato.”
È il libro più triste e amaro di Maurizio De Giovanni.