Recensione: Il libro del male, di James Oswald
Il libro del male, il secondo thriller scritto da James Oswald, stavolta inizia con un incendio in una fabbrica che coinvolge alcuni detective sulle tracce di una banda di spacciatori. Lentamente si delineano i caratteri dei personaggi, tra i quali spicca il detective McLean, già conosciuto ai lettori de Il nome del male. Attorno a lui ruotano diverse storie, tra cui la morte della sua fidanzata, risalente a dieci anni prima, per mano di Anderson, il sanguinario killer di Natale. Questi, a distanza di tanti anni dalle gesta di cui è stato responsabile, muore all’interno della prigione dove era rinchiuso per i crimini commessi, accoltellato dal compagno di cella.
La sua dipartita porta il detective a sperare che si sia ormai chiuso un duro capitolo della propria vita, ma ben presto un nuovo killer tornerà a disseminare il panico, e il suo modo di uccidere sembra proprio ricordare quello di Anderson… Sarà puro fanatismo? O qualcosa di più sinistro e potente, che sfrutta uomini come Anderson per adempiere a compiti misteriosi?
Seguendo diverse piste McLean cercherà di scoprire chi si cela dietro i nuovi massacri e quali sono i fili conduttori che legano le vittime. Avrà ragione Padre Anton a credere che tutto ciò sia in realtà collegato al Libero Animorium, anche noto come Libro delle Anime?
Il romanzo è ricco di colpi di scena e riporta spiegazioni minuziose, tanto ben delineate da riuscire a rendere vivamente partecipe il lettore.
Per James Oswald Il libro del male (titolo originale: “The Book of Souls”) è il secondo romanzo ad avere come protagonista il detective McLean. Come il primo, Nel nome del male, anche quest’ultimo è stato selezionato per il Debut Dagger, il premio assegnato dalla Crime Writers Association. Il libro del male è stato pubblicato dalla Penguin nel luglio 2013 ed è finito nella top 10 del Sunday Times. Ha venduto 60mila copie e 32mila copie in ebook solo nel Regno Unito. In Italia è stato tradotto da Leonardo Taiuti per Giunti Editore.