Il ritorno del pendolo, di Bauman e Dessal
Tra Zygmunt Bauman e Gustavo Dessal, pensatore di fama mondiale il primo e psicoanalista il secondo, il dialogo è serrato e complesso, nonché di estremo interesse. Un dialogo, il loro, che ha dato corpo a un saggio, Il ritorno del pendolo – Psicoanalisi e futuro del mondo liquido (Edizioni Erickson, con traduzione di Riccardo Mazzeo) dove, seguendo esattamente un’oscillazione che delinea un movimento tra le due voci, si muovono le fila dei loro pensieri sul mondo e la società.
Il la che dà il via a questo scambio è Freud e il suo Il disagio della civiltà, la cui attualità, come ricorda subito Dessal: “non solo continua a essere inalterata, ma […] getta nuova luce imprescindibile per la comprensione della società umana. La potenza dell’analisi freudiana disarma qualunque relativismo storico poiché ci offre qualcosa da cui nessuna sociologia può prescindere: la decostruzione di alcune molle essenziali, ineludibili, della soggettività, non assoggettate alle particolarità delle epoche”.
La disamina della società e della direzione che sta prendendo oggi si rivela dunque preziosa su due piani: a livello universale, perché teorizza e spiega elementi dell’umano che assumono ora altrettanta rilevanza di quanta ne rivestivano un secolo fa, ma anche a un grado prettamente personale, contestualizzando l’analisi di Freud alla condizione attuale, quella che noi in primis viviamo ogni giorno. “Qualunque comunicazione umana elevata al di sopra della propria ‘condizione animale’ è una transazione”, spiega Bauman. Una transazione, quella a cui si riferisce, che avviene tra due esigenze a cui nessun essere umano può o potrà mai rinunciare: sicurezza e libertà. Per avere parte dell’una occorre irrimediabilmente rinunciare a parte dell’altra e c’è una direzione che la società segue, come unico essere pulsante e soggetto collettivo: se nel 1929 si muoveva verso il desiderio di una maggiore libertà, pare che oggi la rotta di questo pendolo sia stata invertita. “Negli ultimi anni ho potuto assistere a diverse interviste televisive fatte con sfortunati passeggeri che dovevano rinunciare alle loro agognate vacanze o a urgenti riunioni d’affari trovandosi bloccati in aeroporti durante la prolungata serie di allarmi terroristici. […] Giorno dopo giorno, milioni di uomini e donne in migliaia di aeroporti di tutto il mondo, pur ansiosi di prendere il loro volo, si sottopongono a lunghe code con un atteggiamento docile, se non entusiasta, per sottomettersi a controlli personali e ispezioni corporali che non molti anni prima loro stessi, o i loro genitori, avrebbero denunciato come una manifestazione sinistra e umiliante delle aspirazioni totalitarie attribuite ai poteri vigenti, e lo fanno con lo stesso stato d’animo con cui pullulano allegramente per i centri commerciali, sollevati dalla presenza di guardie armate e dalle decine di telecamere a circuito chiuso che incidono ognuno dei loro passi e gesti per occhi di estranei e usi sconosciuti”.
Lo scambio tra Bauman e Dessal si sviluppa ancora toccando argomenti come sessualità e rapporto genitori-figli, depressione economica, atteggiamento verso il futuro e identità personale. Ne risulta un’opera affascinante capace di offrire strumenti importanti per poter leggere in modo più limpido le trasformazioni in atto e che vi spingerà a tornare ancora in libreria, armati di tutto punto di voglia di approfondire, capire, imparare. In caso, fatemi sapere cosa sceglierete. Io ho puntato su Sociologia e filosofia di Émile Durkheim.
Zygmunt Bauman parlerà de “L’educazione al tempo delle migrazioni” il 13 novembre presso il Palacongressi di Rimini in occasione del X Convegno internazionale “La qualità dell’integrazione scolastica e sociale”.