Il serpente di fuoco, di Sara Bosi e Massimiliano Prandini
Il serpente di fuoco (Delos Digital) è la storia di un mondo senza tempo; è la storia di una città sorta tra le sabbie del deserto, che ospita una civiltà antichissima, fondata sulla pace e la collaborazione. Questa è la storia di un popolo che deve la sua vita a una leggenda e che da questa dipende per la sua sopravvivenza. Questa è la storia della Città del Sole, una realtà governata da Re Larimar e da pochi, fidati funzionari che amministrano il bene più grande: l’acqua.
Ogni persona a Città del Sole ha il suo ruolo perfetto nella società e il suo destino, perché tutto si muove e vive grazie a Vebrah, il disco solare.
E quando l’acqua inizia a mancare e la fonte dalla quale sgorga si prosciuga per sempre, al popolo altro non rimane che seguire le leggende e completare il rito che permetterà, con un assassinio e un sacrificio, di trovare una nuova terra in grado di accogliere la rinnovata Città del Sole.
… ed è scritto che per mille anni la Città del Sole sorgerà nel luogo indicato dall’Agnello, fino al disseccarsi della sorgente. Allora sarà designato un nuovo Agnello e il VulDulak verrà vestito con la pelle del Serpente di Fuoco e i due verranno mandati nel deserto, legati l’uno all’altro.
Sara Bosi e Massimiliano Prandini danno vita a un mondo esotico-fantastico e fanno viaggiare il lettore attraverso spazi temporali concatenati insieme tra leggenda, presente e passato. Un ottimo inizio autoconclusivo per gli autori, che con Il serpente di fuoco danno avvio alla serie Le cronache di Murgo il Ramingo, un avventuriero che fa capolino tra le pagine del libro nella narrazione di usi e costumi del popolo col quale è venuto a contatto. Un’opera in grado di assoggettare completamente a sé il lettore per lo stile e le novità narrative, che fa affezionare ai protagonisti e spiazza all’improvviso, grazie a un finale che scardina il racconto e lo innalza alle leggende della Città del Sole.