Il sognatore, di Laini Taylor
Durante il secondo Sabba della Dodicesima Luna, nella città di Pianto, dal cielo cadde una ragazza.
La sua pelle era blu e il suo sangue era rosso.
Lazlo Strange è uno delle migliaia di orfani che l’ultima guerra ha procurato al regno di Zosma. Cresciuto in un monastero senza conoscere la sua vera identità e senza possedere nulla, ha un’unica ricchezza, ovvero le storie che colleziona e custodisce negli anni.
In particolare, la sua giovane mente è attratta dalle storie che riguardano Pianto, una città ricca di ogni meraviglia e interdetta agli stranieri, che sorge in un punto imprecisato di un lontano deserto. La città è avvolta da due misteri: quello della sua mitica creazione e quello della sua improvvisa scomparsa. Circa duecento anni prima, infatti, Pianto è scomparsa dal giorno alla notte, tutti i commerci e i rapporti diplomatici interrotti bruscamente. Persino il vero nome della città viene dimenticato, rubato da una qualche magia e sostituito nella mente di tutti da un’unica disperata parola: “Pianto”.
Proprio quando gli austeri monaci credono di aver finalmente cancellato ogni traccia di immaginazione da Lazlo, il ragazzo fugge dal monastero per diventare apprendista bibliotecario presso la Grande Biblioteca di Zosma. Alla vista di così tanto sapere, Lazlo si convince di essere nel luogo che diventerà la sua casa per sempre e, mentre di giorno non è che una delle tante ombre grigie che servono i grandi studiosi del regno, di notte studia ogni nozione che abbia anche la minima attinenza con la città di Pianto, diventandone ossessionato e guadagnandosi la derisione degli altri bibliotecari.
Lazlo sa di non essere un eroe ed è convinto che il suo sogno di poter visitare Pianto non si avvererà mai, fino a quando una delegazione di suoi guerrieri non entra nel cortile della Grande Biblioteca. Essi sono in viaggio alla ricerca di sapienti di ogni campo per poterli condurre a Pianto e «relegare l’ultimo spettro del passato nel luogo a cui appartiene».
A Lazlo, semplice bibliotecario, viene impedito anche solo di parlare con la delegazione, mentre si vede rubare il sogno di tutta una vita da uomini come Thyon Nero, l’alchimista della regina, che per anni lo ha deriso. Il giorno della partenza, con un inedito atto di coraggio e sfrontatezza Lazlo si propone per andare con loro, dimostrando una conoscenza della cultura e della lingua di Pianto maggiore di quella di chiunque altro e portando come unica qualifica quella di saper raccontare storie. Contro ogni previsione, il capo dei guerrieri lo accoglie nel gruppo e il giovane bibliotecario parte per realizzare il suo sogno.
Dopo lunghi mesi di viaggio per terre e città lontane a raccogliere esperti in ogni campo, la carovana di Lazlo giunge a Pianto.
Nessuno dei grandi sapienti può immaginare quale sia lo “spettro del passato” che ancora impedisce ai cittadini della Città Invisibile di tornare a vivere, né tantomeno può intuire quanto sarà difficile contrastarlo, in una battaglia che riempirà non solo le loro giornate, ma — soprattutto — le loro notti.
L’abilità di Laini Taylor, l’autrice, non si limita solo all’aver creato un mondo del tutto inedito, ma all’essere riuscita a modellare dei personaggi insoliti e umani. L’intero romanzo è un’intensa metafora, dove la guerra, la vendetta e la paura del diverso vengono tramutati in un’epica vicenda che contrappone gli uomini e i loro dèi.
Ne Il sognatore (Fazi editore, traduzione di Donatella Rizzati) non ci sono spietati cattivi, né eroi senza macchia, ma persone che hanno trasformato le loro paure e i loro traumi in armi da utilizzare contro un nemico che neppure loro sanno identificare davvero. Lo stile, emotivo e poetico, è estremamente musicale e ti cattura anche con scelte narrative particolari che completano il quadro di una storia che vale davvero la pena di leggere.