In libreria dal 4 luglio: Andrea Camilleri – I racconti di Nené, raccolti da Anzalone e Santelli
Mi trovo davanti un Ammiraglio in grande uniforme.
Mi guarda e mi dice: «Tu cu sì?»
«Iò sugnu Nené Cammilleri».
«To’ nonna Carolina unn’è?»
«Dorme».
«Chiamala. Digli che c’è Luigino Pirandello».
Io vado da mia nonna che dormiva, e dico:
«Nonna, di là c’è un Ammiraglio che dice che si chiama
Luigi Pirandello».
«Oh Madre Santa», esclama mia nonna, quasi
precipitando dal letto. E rivestendosi.
Le storie di Andrea Camilleri sono straordinarie non solo per quello che raccontano, ma anche per lo sguardo insieme ironico e affettuoso che lo scrittore riserva ai suoi personaggi. Ed è per questo che finiamo per amarli: ci sembra di conoscerli, di aver fatto con loro un tratto di strada.
Questi nuovi racconti – tra i più intimi e sentiti del romanziere siciliano – ci riservano una sorpresa in più, perché i personaggi si chiamano Leonardo Sciascia e Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo e Renato Rascel, Samuel Beckett e George Patton. Ed è così che Camilleri ci porta per mano dentro storie vere, che appartengono alla sua vita e alla sua memoria, e che finalmente vedono la luce.
L’avvento del fascismo e lo sbarco degli alleati, il separatismo e la mafia, le amicizie e la famiglia, gli incontri con i grandi maestri e, su tutto, lei: l’amata Sicilia. Un libro che ci fa sedere vicino al creatore di Montalbano. Che prende la parola, si mette a raccontare e ci incanta.
Francesco Anzalone. Nasce a Messina e da subito dimostra di avere le idee chiare. Dopo essersi diplomato pensa di fare – nell’ordine – l’ingegnere, il pilota dell’Aeronautica, il professore di liceo, il rappresentante di materiali di cancelleria, il maestro di sci. Tenta tutte e cinque le strade, ma una grande passione per il teatro lo porta a tentare il concorso all’Accademia d’Arte Drammatica, che vince e dove inizia a scoprire la regia, coprendo, in qualche modo, tutti i ruoli succitati, almeno con la fantasia e la creatività.
Una volta finita l’Accademia, lavora in molti Teatri Stabili, tra cui Roma, Catania, Genova e Milano, dove ha l’occasione di avere degli scambi d’opinione con Giorgio Strehler. Ma la vera passione sarà la radio, dove collaborerà a lungo con Radio Due realizzando programmi che variano dall’informazione all’intrattenimento e che sarà la sua vera scuola artistica.
Ha spesso momenti di depressione e di esaltazione essendo tifoso dell’Inter e della Ferrari, e continua a credere di fare il mestiere più bello del mondo, anche se qualche volta è occasione di frustrazioni terribili.
Ha realizzato un lungometraggio, “Stelle di Cartone”, che è stato esaltato da “Variety” in occasione del Festival di Sorrento del 1993 e che hanno visto in 373, uscendone molto soddisfatti (con quasi tutti è poi diventato amico).
Ha un figlio di 19 anni a cui cerca di spiegare continuamente che tra il piacere del lavoro e il guadagno, c’è un gap incolmabile. In questo momento è il coordinatore di WR7, una delle tre reti webradio della Rai.
Giorgio Santelli. Nasceva a Carate Brianza quando ancora era Provincia di Milano, prima che le Province divenissero così tante che ora le vogliono cancellare. Fin da piccolo desiderava fare il giornalista. Figlio e fratello di sindacalisti della Cgil, durante l’infanzia voleva guardare i cartoni animati sulla tv della Svizzera italiana, ma la sera gli toccava guardare il Telegiornale sul primo, e poi sul secondo, quando nacque anche quello. Così, quando rapirono Aldo Moro, a scuola disse alla professoressa di Italiano, Teresa Alfieri, che era stata la DC. E lei chiamò i genitori per dire loro che era meglio che lui guardasse i cartoni animati. Eppure forse non era andato lontano da un’analisi politica che ancora viene discussa. Oggi, a 46 anni, fa il cronista politico precario a RaiNews 24 e lavora in Rai da undici anni. È passato per RaiSat Extra, per Rai International, per Rai Tre (“Brontolo”, con Oliviero Beha) prima di arrivare all’all-news.
È stato direttore di “Articolo 21”, l’associazione per la libertà di informazione e ancora vi collabora, anche se Beppe Giulietti, il portavoce, sostiene che secondo lui, quando lo chiama, ogni tanto guarda sconsolato il telefono e non risponde. La politica è una passione, farla e raccontarla, anche se la seconda possibilità, ai nostri tempi, è meno pericolosa. Ma alla fine non è nemmeno così vero, soprattutto quando provi a fare la seconda domanda.
Per Melampo editore ha scritto anche, insieme a Giovanni Belfiori, “Berlusconario”, che narra Silvio Berlusconi attraverso le sue performance nazionali e internazionali. Ama leggere e scrivere. È sposato con Anna Maria. Prima di andarsene vorrebbe: intervistare Beppe Grillo in streaming ma travestito da giornalista scozzese e in kilt, vedere un Paese normale, godersi il Torino che vince la Champions League, gioire per una legge sul conflitto di interessi, salutare Beppe Giulietti Ministro delle telecomunicazioni, ammirare gli assistenti equiparati ai giornalisti e ritrovare tutti gli amici fuori dal precariato.