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In libreria: Il ragazzo della Kaiserhofstrasse, di Valentin Senger

Il ragazzo della Kaiserhofstrasse

Coi suoi palazzi di epoca guglielmina dalle facciate imponenti, la Kaiserhofstrasse sembra una delle strade più austere e solenni nella Francoforte della metà degli anni Trenta. In realtà, la piccola via cela, nei suoi severi edifici, una vita mondana agitata, se non addirittura licenziosa. Al numero 4 vivono due prostitute che, nella strada appena dietro l’angolo, hanno il loro albergo a ore. Al numero 6 abita un pittore che se ne va in giro avvolto in un ampio mantello con pellegrina, il cappello nero da artista in testa, e la sciarpa di lana che svolazza con studiata negligenza sulle spalle. Nello stesso edificio viveva anche Didi. Di giorno, unico parrucchiere maschio nel salone di bellezza per signore nella Schillerstrasse, di sera, donna maestosa con indosso una parrucca biondo chiaro, un vestito attillato con stola di pelliccia, calze di seta e scarpe dai tacchi alti. Le SS sono andate a prelevarlo dal suo posto di lavoro e lo hanno mandato in un campo di concentramento. Alcune case più avanti, dove c’è la taverna Mohrhard, abita una coppia molto originale, lui detective, lei astrologa. Allo stesso numero, in una mansarda, vive il garzone del fornaio, un membro del KPD, il partito comunista, arrestato e condannato a tre anni di reclusione e poi rilasciato. Al numero 16 c’è un segretario di Stato che ha trasformato l’appartamento in un’unica grande voliera e tiene di più ai suoi uccelli esotici che alla moglie. E al numero 17 abita una ex cantante d’opera che se ne va sempre in giro con tre cagnolini a un guinzaglio tripartito.

Il caso più strano e bizzarro della Kaiserhofstrasse è rappresentato, tuttavia, dalla famiglia che vi abita al numero 19: i Senger, vale a dire Moissee Rabisanowitsch nato a Mykolaiv, Olga Moissejewna Sudakowitsch nata a Ocˇakiv, e figli, tutti ebrei dell’Est.

L’agente di cambio Oppenheimer, che stava al 19 della Kaiserhofstrasse, un ebreo che pure considerava Hitler un grande uomo di Stato, è stato mandato a morire in un campo di sterminio.

Ma i Senger sono ancora lì. Eppure tutti nella strada conoscono la verità. Heinrich Busser, il poliziotto che abita nell’appartamento di sotto, quando vede il ragazzo dei Senger, Valentin, lo saluta sempre dicendo: «Allora, Jiddche, come butta?». Tutti gli amici di Valentin, poi, quelli con cui giocava tra le siepi vicino al Teatro dell’Opera, soprattutto Hans e Holle entrati nella Gioventù Hitleriana o Schorschi che fa parte delle SA, sanno che Valentin è un «giudeo» circonciso…

Preziosa testimonianza di un’epoca tragica ed eroica insieme, questo libro è la storia vera di Valentin Senger, ragazzo della Kaiserhofstrasse, figlio di ebrei dell’Est, nato e cresciuto a Francoforte e scampato agli sgherri del nazifascismo grazie ai mille capricci del caso.

L’autore. Valentin Senger è nato a Francoforte nel 1918. Durante gli anni della Seconda guerra mondiale ha studiato e lavorato come disegnatore tecnico. Alla fine della guerra è diventato giornalista, prima per la Sozialistische Volkszeitung e in seguito per la radio dell’Assia. È morto a Francoforte nel 1997.

Traduttore: Riccardo Cravero.

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