In libreria: Il sergente Studer, di Friedrich Glauser
«Un semplice investigatore, un uomo piuttosto anziano che non aveva nulla d’appariscente». Una raccolta di racconti gialli con protagonista il sergente Studer.
L’abbozzo di autobiografia di Glauser si conclude con un ricordo d’infanzia. Il padre «che giocava volentieri a fare il giudice istruttore» lo aveva sottoposto a un interrogatorio violento: «Non lo aveva fatto per crudeltà. Voleva sapere la verità. Nient’altro». Per quanto il raccontare di questo scrittore svizzero sia un raccontarsi – «un liberarsi di ricordi» -, l’autobiografia, interrotta, continua nelle novelle, nei racconti. E in quella giustificazione, in quella pacata e definitiva identificazione tra l’illusione che esista nei fatti degli uomini una verità, e la crudeltà, vi è molto delle intenzioni e del mondo spirituale di cui Il sergente Studer è protagonista. Studer, l’investigatore dei gialli di Glauser, si muove, agisce, svela crimini e scopre colpevoli, e dà il senso di una coscienza amara: che il delitto e la Giustizia siano facce di una stessa medaglia, che nella caccia all’assassino si snodi una sfida più sottile e fatale, che la conclusione di ogni buona indagine è solo la scoperta della ‘estrema’ innocenza del colpevole.