In libreria: Il tango vi aspetta, di Franco Mimmi
Si chiama Carlo, ma quando era giovane gli amici lo chiamavano Carlos, come il famoso cantante argentino Carlos Gardel, perché era un grande ballerino di tango. Ballava con la sua fidanzata e poi moglie, Silvana, che però non era tanto brava, sicché a poco a poco la danza era uscita dalla loro vita, anche se lui aveva continuato ad ascoltare tutti i dischi e persino a prendere nota, in un suo libriccino, delle frasi che parlavano del tango e che più lo colpivano (per esempio: “Il tango è un pensiero triste che si balla”, come disse il compositore Enrique Santos Discépolo detto Discipolín).
Ridotto a un aneddoto in una vita più che normale – impiego in banca, il matrimonio con Silvana, la nascita di Alfredo, il matrimonio di Alfredo con Laura, la nascita di Nicola e Antonia -, il tango è rimasto, apparentemente, a far capolino di tanto in tanto nella vita di Carlo come il ricordo divertente di una passione giovanile, ma nel suo intimo si è trasformato nel simbolo della vita meno routinaria che gli sarebbe piaciuto vivere. E una volta in pensione, prima di giungere al traguardo (Silvana già se n’è andata), vorrebbe riuscire nell’ultimo exploit: ballare il tango non a Milano ma là dove quello è nato, a Buenos Aires, e non con le figure eleganti ma un po’ fredde del ballo da sala europeo ma con quelle fantasiose e un po’ esagerate del vero tango argentino: “Quello che ballano i porteños, quello che troverà al Salón Argentina nel barrio di Corrientes…, il mitico salone inizi Novecento col pavimento di legno di quercia portato dalla Slovenia, le donne in lungo, gli uomini in doppio petto, le orchestre famose di Juán D’Arienzo e Osvaldo Pugliese, i cantanti più famosi Gardel incluso ma anche Ángel Vargas, l’usignolo de las calles porteñas, e Alberto Castillo, il cantore de los cien barrios porteños, e Julio Sosa, el varón del tango.”
Sembra un viaggio semplice ma non lo è: occorre molto coraggio, per arrivare là dove il tango vi aspetta.
Guglielmo Colli