In libreria: Le sorgenti del male, di Zygmunt Bauman
Che cos’è il male oggi? In che modo si può dire che le sue manifestazioni, le sue spinte, le sue modalità di aggredire il tessuto del mondo e delle persone che lo abitano si siano modificate? Zygmunt Bauman, uno dei più grandi pensatori viventi, già nel 1989, con Modernità e olocausto, aveva riletto le atrocità del Terzo Reich sovvertendo l’opinione comune che si fosse trattato di un «incidente» della Storia e dimostrando che invece la «società dei giardinieri» illuministi (bene attenti a estirpare le «erbacce») aveva raggiunto con l’olocausto il suo risultato più esemplare.
In questo libro Bauman compie un ulteriore decisivo passo avanti nell’identificazione del «male» ai giorni nostri. E lo fa con una ricognizione delle tesi fallaci che si erano affermate nel Novecento (dalla «personalità autoritaria» di Adorno alla «banalità del male» di Hannah Arendt) per mostrare poi, in un corpo a corpo con le opere di Jonathan Littell e di Günther Anders, che la presa di distanza dagli esiti dei nostri atti distruttivi
(resa non solo possibile, ma obbligata, dalle mirabilia tecnologiche e dalla costrizione «diversamente morale» a non sprecare armi la cui produzione ha richiesto quantità esorbitanti di denaro) contribuisce a erodere la nostra sensibilità già gravemente indebolita, malcerta, afona.
La ragione è una stazione di servizio in cui ci si rifornisce di potere.
L’autore. Zygmunt Bauman è uno dei più importanti e amati pensatori viventi del mondo. Il sociologo polacco ha insegnato all’università di Leeds dagli anni Settanta e si è affermato dapprima come teorico della postmodernità e, dal Duemila, con i suoi scritti sulla modernità liquida. Con le Edizioni Erickson ha pubblicato: Conversazioni sull’educazione. In collaborazione con Riccardo Mazzeo, 2012, e Homo consumens, 2007.
Il volume è stato tradotto e curato da: Riccardo Mazzeo.