In libreria: L’odore della plastica bruciata, di Giovanni Battista Menzani
“Tredici storie amare e spietate sul lento e inesorabile declino della società occidentale”
Un’immensa periferia globale e stereotipata, fatta di svincoli autostradali, capannoni prefabbricati e cartelloni pubblicitari.
Un panorama desolante e spietato, popolato da persone disilluse e incattivite, caratterizzato dalla precarietà e da una pesante crisi economica.
In un luogo anonimo e omologante.
Quello di Giovanni Battista Menzani è un esordio narrativo potente in cui l’autore, con humour spietato e preveggente, racconta le sorti del nostro tempo con una cifra stilistica disincantata, mai cinica o crudele, dotata di grande sensibilità e carica umana. “L’odore della plastica bruciata” è una raccolta di tredici racconti surreali e grotteschi, piccoli frammenti di una vicenda umana più ampia, assurda e commovente. Un mondo che è il nostro e allo stesso tempo è altro. Un mondo all’eccesso, in cui cose che conosciamo crescono enormemente e giganteggiano, accettate dai personaggi come normali, senza ribellioni o fughe. Perché il loro è un mondo gigante, invisibile, che sta dentro il nostro.
Giovanni Battista Menzani (1968), architetto, è nato a Piacenza e vive sulle colline della val Trebbia. Ha scritto due saggi sull’architettura contemporanea (Basilea. La tradizione del Moderno, Testo&Immagine 2002; Madrid. La nuova capitale, Maggioli, 2008). Inoltre ha curato con Gabriele Dadati il Dizionario biografico fantastico dei piacentini illustri, Codex10, 2012.