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In libreria: Shining India, di Alka Saraogi

Shining India

K.V. Shankar Aiyar è un manager di successo. Ha sessant’anni, appartiene alla casta dei brahmani, ovvero la più alta della società indiana, e cavalca l’onda vigorosa della crescita economica del Paese. Per temperamento non tollera ostacoli di sorta nel suo cammino, consapevole com’è di possedere una lingua affilata in grado di confutare qualsiasi opinione altrui.
Gurucharan Ray è un suo collega cinquantenne, che K.V.  considera come un suo discepolo nell’arte di arricchirsi nella nuova India. In realtà i pensieri di Gurucharan sono molto distanti dalla generale euforia innescata da un pil in vertiginosa crescita. Spedito in missione dall’azienda in una remota regione, un giorno Gurucharan scompare. Unica sua traccia, i suoi diari che K.V.  si vede recapitare. Pagine in cui Gurucharan esprime un profondo disagio dinanzi alla distanza, che si fa sempre più grande, tra chi detiene il potere e chi lo subisce in India. Pagine che, tuttavia, appaiono agli occhi di K.V.  nient’altro che il frutto del patetico sentimentalismo di un uomo incapace di cogliere la bellezza del mondo moderno.
Bhatta, un giovane uomo che ha cambiato mille lavori e che, tornato a Calcutta, ha fatto incassare in un solo giorno cinquanta crore di rupie al Department Store per cui lavora, è sempre stato un ragazzo inquieto e tormentato attratto da Gurucharan. Per lui Gurucharan ha sempre rappresentato una possibilità di salvezza dalla schiavitù del lavoro e del benessere a tutti i costi. Un giorno Bhatta viene a sapere della morte improvvisa di Gurucharan; si reca nella regione in cui l’amico si era ritirato ed entrando in possesso dei suoi diari scopre l’intenzione di fondare un grande villaggio utopico nella Valle dei Fiori, nei pressi di Hemkund, il sacro lago sikh, e di Badrinath, il santuario induista dedicato a Vishnu. Un progetto nel quale lui stesso avrebbe dovuto avere un ruolo. Ma il tempo ha mutato le cose: Bhatta è diventato il padrone di una galleria d’arte di successo. Un uomo di città, intervistato dai quotidiani e assediato dalla gente. Nel suo animo, il senso di una qualsivoglia redenzione si è affievolito fino quasi a scomparire. Adesso, di fronte a sé, vede soltanto i fulgidi bagliori della Shining India, la grande nazione degli imprenditori e dei loro sogni global, degli intermediari che sognano di continuare a guadagnare la loro parte sulle fatiche altrui, dei politici che sognano di aprire un conto in una banca svizzera, dei funzionari che sognano di spendere i proventi delle bustarelle in un centro commerciale insieme alla famiglia, dei villaggi che sognano di diventare città, delle città metropoli, delle metropoli megalopoli. L’India dei sogni sorti sul cimitero del mondo antico.

Dall’autrice di Bypass al cuore di Calcutta, il potente ritratto di un grande Paese in cui il culto del denaro confligge inevitabilmente con la sua millenaria tradizione spirituale.

L’autrice. Alka Saraogi è nata il 17 novembre 1960 a Calcutta e scrive in hindi. Appartiene alla comunità Marvari. È autrice di due raccolte di racconti:Kahani ki Talash men (Alla ricerca del racconto, 1996), Dusri Kahanì (Un altro racconto, Delhi, 2000); e di due romanzi: Kali-katha: vaya baipas(1998) e Shesh Kadanbri (2001). Kali-katha: vaya baipas è stato un caso letterario in India ed è apparso con grande successo in Italia col titoloBypass al cuore di Calcutta. Presso Neri Pozza è uscito anche La storia di Ruby Di.

Traduttore dall’hindi: Marco Zolli.

Redazione

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