Bologna città rock – Intervista a Francesca Ognibene su “Quel figlio negato”
Quel figlio negato è un romanzo di Francesca Ognibene, giovane autrice e giornalista musicale, edito da L’Erudita Editore. Un libro ambientato in gran parte a Bologna.
A Bologna la giovane coppia in cerca di un figlio a ogni costo vive e lavora, respira, esce con gli amici, tra cinema, librerie e musica. Vive fino a quando le difficoltà di avere un figlio non diventano così forti da costringerli a nascondersi, fuggire, delinquere … fino all’arrivo di una figlia bellissima e intelligentissima, adottata dopo un vero e proprio calvario. Ma… colpo di scena. Che non rivelo.
Il romanzo, oltre che a Bologna, è in parte ambientato a Roma, Napoli e a Lillehammer, in Norvegia, ma è nella città emiliana che trova il suo centro. Difficile, secondo me, immaginarlo in un’altra città italiana, ecco perché ho voluto parlarne direttamente con l’autrice.
Questo è quello che mi ha detto.
Quel figlio negato è in gran parte ambientato a Bologna. Perché in questa città? Poteva esserlo in un’altra città italiana?
Il motivo principale è che ci vivo e così ho potuto scrivere rimanendo su un modus vicino alla realtà, ispirandomi al grande John Fante. Ambientandolo in un’altra città, dove non conoscevo il tran tran quotidiano o certi particolari, avrei avuto più difficoltà per come ho impostato il libro, che vuole raccontare un grande dolore. Una coppia che non riesce ad avere un figlio e s’immerge nella solitudine più profonda dovuta alla loro grave decisione di non parlarne con gli amici, anche se sapevano che avrebbero trovato conforto e comprensione.
Che rapporto hai con Bologna? C’è qualcosa che la rende unica per te, in positivo o meno?
L’altra sera sono uscita per ascoltare un po’ di musica e non sapevo dove andare. Questo è l’aspetto positivo ma anche quello negativo. Negativo perché a volte ti perdi delle cose belle che un altro giorno avresti visto volentieri. Ci vorrebbe un po’ di equilibrio. I curiosi e famelici di musica nuova come me a Bologna trovano la loro casa ideale, soprattutto d’estate quando ci sono tantissimi live gratuiti.
A Bologna ci sono molti gruppi dell’indie-rock italico. Forse è la città italiana che ne ha di più. Come mai? Che rapporti hai con loro?
I gruppi italiani vengono a Bologna perché ci sono diverse possibilità di suonare e tanti studi di registrazione e sale prove, come in poche altre città italiane. I gruppi che conosco spesso li ho intervistati per la mia trasmissione Snatura Rock che potete ascoltare su Radio Sherwood di Padova. Se volete vedere chi ho intervistato c’è anche il sito www.snaturarock.it.
Il tuo romanzo ha qualche relazione con la musica indie-rock? A me pare di sì … forse per questo è ambientato in gran parte a Bologna?
La musica per me è sempre attorno ad ogni mio atto quotidiano, quindi non poteva non esserci nel libro in cui racconto fatti reali anche se non sono capitati a me direttamente, ma che ho raccolto da vari input ricevuti da conoscenti e amici. Ha una relazione con la musica perché ci sono io dentro e se sono sincera con il lettore non possono non esserci citazioni musicali ma anche cinematografiche.
Progetti futuri?
Il prossimo passo per me è completare il prossimo libro che parlerà di bullismo dal punto di vista di una bimba di dodici anni. Com’era successo anche per Quel figlio negato e Le confessioni di un orco (2015, OttoLibri), dopo le prime venti pagine in cui imposto la storia, sono un fiume di parole e poi arriva la parte più difficile per me che è il finale, dove cerco di equilibrare la parte dark estrema che c’è nella mia penna. Ecco, adesso sono nel momento ‘un fiume di parole’.