Intervista a Giuseppe Lupo, l’autore de L’Atlante immaginario
Incontriamo per voi lettori Giuseppe Lupo presso la libreria BeBook di Saronno, durante un pomeriggio dedicato alla presentazione del suo libro “L’Atlante immaginario”.
Gentile Giuseppe Lupo, grazie per averci concesso l’intervista. Vorrei chiederle se può presentarsi ai nostri lettori.
Certamente. Giuseppe Lupo nasce ad Atella ma si trasferisce giovane in Lombardia per studiare all’Università. Oggi risiedo a Rescaldina, in provincia di Varese. Mi piace dire che conduco le mie settimane in “momenti”. Cinque giorni sono dedicati all’Università, due a scrivere per alcune testate con cui collaboro e uno, il sabato, è dedicato solamente alla stesura di libri.
Come nascono i suoi libri?
Alcuni pensano che i libri si scrivano dietro un impulso irrefrenabile. Io non sono di questo avviso. Io se voglio scrivere, scrivo. Se mi viene una bella idea non mi ci butto a capofitto. La tengo lì, custodita con cura. Poi se supera lo scoglio del tempo allora mi ci metto e la lavoro, anche se sono passati anni da quando mi è venuta. Per “L’Atlante immaginario” ho aspettato per ben diciassette anni prima di iniziare a lavorarci. Per il mio prossimo libro addirittura quaranta.
Le idee come le vengono? Dove le trova?
Le idee le trovo un po’ ovunque. Sul treno che prendo al mattino come ogni bravo pendolare, ascoltando o osservando le persone che sono sedute nel mio vagone. Oppure per associazioni di idee. Per “L’ultima sposa di Palmira”, ad esempio, ho tratto ispirazione dal terremoto dell’Irpinia.
Parliamo del suo ultimo lavoro, “L’Atlante immaginario”
L’Atlante immaginario è un’opera particolare. Non ha un personaggio unico per cui credo che si possa dire che il protagonista è la Geografia stessa. L’idea di parlare di un Atlante che deve essere immaginario mi è venuta quando ho scoperto che alcuni editori di mappe stampano apposta alcune cartine con un piccolo dettaglio sbagliato. Aggiungono o tolgono una via a una città creando, in sostanza, una nuova città che non esiste in realtà. Mi sono immaginato un turista, un viaggiatore, che cerca una sua isola, un suo luogo speciale affidandosi a una di queste “mappe”. E il risultato è quello di continuare a cercare. Io, attraverso la stesura di questo libro, ho trovato qualcosa che pensavo di aver perduto.
La Geografia protagonista di questo libro è una Geografia particolare. Se volessimo definirla che termine potremmo usare? Utopico, Immaginario o Virtuale?
Di sicuro non immaginario, né virtuale. Penso Utopico. Sono molto affascinato dalla narrazione utopica, ne ho quasi l’ossessione. Per luogo utopico io intendo un luogo che non esiste nella realtà, ma che potrebbe esistere. Ogni sera, infatti, mi ritrovo a percorrere i luoghi, le strade, le stanze della mia infanzia. Ma sono luoghi che vedo attraverso la lente distorta della memoria. Nella realtà quei luoghi sono molto diversi da quello che vedo io nelle mie “escursioni notturne”. Anche queste “passeggiate” hanno in qualche modo influenzato non solo qualcosa nei miei libri precedenti ma anche in questo.
Ha dei rimpianti, delle modifiche o qualcosa che vorrebbe aggiungere a questo libro?
Rimpianti… no. Aggiunte… beh, io arrivato a un certo punto della stesura mi metto sempre ad aggiungere e aggiungere e modificare qualcosa. Solo che dopo mi tocca lavorare su tutte quelle aggiunte perché il tutto sia il più scorrevole possibile. Penso che per un autore un libro non sia mai davvero finito.
Per concludere, un libro che consiglierebbe?
Penso che consiglierei dei classici. Cervantes, L’Odissea di Omero e l’Orlando Furioso.