Intervista su Vita eccessiva di John Belushi – Quando il gioco si fa duro
Grande novità per appassionati di cinema da BeccoGiallo, l’editore padovano di graphic novel impegnate: un libro a fumetti sulla vita di John Belushi, scritto da Francesco Barilli e disegnato da Lele Corvi.
Vita eccessiva di John Belushi è il titolo, Quando il gioco si fa duro il sottotitolo, e in copertina c’è quel famoso volto diventato una delle icone più forti e durature dello scorso secolo, forse seconda sola a quella di Che Guevara, come scherza lo stesso Belushi nel fumetto in questione.
Rigorosamente in bianco e nero a narrare per sommi capi la vita di Belushi, i due autori si immaginano di incontrare nell’aldilà l’artista e di proporgli un’intervista. Lui accetta e, vestito da Blues Brothers, ironico e sfrontato, si racconta. Battute cult, versi di sue canzoni, nostalgia per quel periodo anarchico, rivoluzionario e punk durante il quale si metteva in discussione tutto. È proprio in quell’epoca che si forma e inizia a fare spettacoli Belushi, salvandosi da genitori in crisi economica e dal finire in Vietnam.
Lucidamente racconta della sua prima audizione, dei successi televisivi al Saturday Night Live, dei gran comici che aveva come colleghi tipo Bill Murray, Chevy Chase, del “fratello” Dan Aykroyd, tutti ancora vivi (incredibile la puntata televisiva dove lui si immaginava vecchio sulle loro tombe), dei suoi problemi con la droga, nonostante il successo mondiale con un pugno di film, del rapporto con la moglie. E poi la morte, raccontata come si pensa sia accaduta dalle poche biografie uscite. Già, poche bio su di lui, e pare anche abbastanza bugiarde.
Vita eccessiva di John Belushi non vuole colmare la lacuna, ma rendere omaggio a quel grandissimo artista da parte di due fumettisti cresciuti con il suo mito. Come molti di noi. Di questo ne abbiamo parlato con loro.
Perché un libro su John Belushi? Come è nata questa idea?
Francesco: L’idea è nata quasi per caso. Io e Lele conoscevamo l’uno i lavori dell’altro, ma paradossalmente non sapevamo di essere “vicini di casa” (viviamo nello stesso Comune, nel Lodigiano). Lo abbiamo scoperto e finalmente ci siamo incontrati per un caffè. Parlandoci, abbiamo capito di avere altre cose in comune e di aver condiviso nella nostra giovinezza alcuni “miti”, fra cui proprio Belushi. Il progetto è nato dunque, curiosamente, già durante il nostro primo incontro, davanti a un caffè!
Lele: Casualmente. Come casualmente io e Francesco abbiamo scoperto di essere concittadini, pur conoscendo ognuno i lavori dell’altro. Dopo un breve scambio di messaggi sui social, un appuntamento in un bar e dopo un caffè ci siamo lasciati con l’idea vaga di collaborare, prima o poi. Pochi giorni dopo eravamo già partiti con l’idea di concretizzare un racconto su uno dei nostri (e non solo nostri) miti: John Belushi. Un pretesto per far incontrare il suo stile narrativo, di solito più incentrato sul graphic journalism, con il mio, più adatto alla realizzazione delle vignette che pubblico ormai da 25 anni.
Graficamente come è stato pensato così? Rotondo e in bianco e nero.
Francesco: Cerco sempre di lasciare molta libertà ai disegnatori con cui lavoro. In questo progetto ho dato a Lele due sole indicazioni relative ai due piani narrativi su cui avevo impostato la sceneggiatura. Il primo è onirico (John intervistato da noi in un immaginario bar che è “anticamera del paradiso”) e l’altro reale (i flashback in cui lui racconta la sua vita). Ho chiesto quindi a Lele di rappresentare Belushi nel “bar del paradiso” sempre vestito come Jake nei Blues Brothers, enfatizzandone la caratterizzazione “rotonda”, con un rigoroso bianco e nero e lasciando la tavola libera da griglia. Sulle scene reali, ho chiesto invece una griglia classica e una rappresentazione fisica meno enfatizzata.
Lele: L’idea di base è la storia ideata da Francesco, con due livelli narrativi. L’ipotetico paradiso e la vita reale, quindi due stili grafici differenti per le due ambientazioni. Per quanto riguarda la realizzazione dei disegni, dopo alcuni tentativi più “realistici”, specialmente per quanto riguarda gli episodi della vita, ho comunque deciso di restare fedele al mio tratto, affrontando quasi ogni riquadro come fosse una singola vignetta. Fino alle tavole del paradiso dove il “togliere” è stata la caratteristica principale di ogni inquadratura. Disegnando solo l’essenziale, raffigurando Belushi e il suo mondo in bianco e nero. Come era apparentemente nella vita: o bianco o nero, senza via di mezzo. In realtà il personaggio e ancor più la persona, di sfumature ne aveva molte, e questo libro cerca di coglierne qualcuna.
Come si è svolto il lavoro di documentazione? Film? Documentari? Libri? … conoscenza personale del mito?
Francesco: Quando ho cominciato a scrivere questa storia, mi ha sorpreso una cosa. Il ricordo di John è ancora molto vivo e il suo alter ego, il Jake Joliet dei Blues Brothers, vanta una notorietà persino superiore, che addirittura trascende quella del film. Eppure esistono pochissime sue biografie. La più completa è Chi tocca muore, scritta da Bob Woodward pochi anni dopo la morte dell’attore. In sostanza, pochissimi testi su una figura diventata iconica e i cui film sono ancora oggetto di culto.
Documentandomi (e mi è stato utile tutto ciò che menzionavi: film, documentari, frammenti di interviste e delle sue esibizioni reperite online), mi sono convinto della sostanziale identificazione dell’uomo con i suoi personaggi più noti. Sia chiaro, non intendo banalizzare John come una sorta d’incarnazione reale di Jake (o del Bluto di Animal House), ma credo che la trasgressività e l’attitudine anarcoide della persona abbiano fortemente influenzato le sue “maschere” più note. John era sfrontato, eccessivo, dolce e malinconico, ingenuo e istintivo, proprio come Jake o Bluto: un vulcano di energie e contraddizioni…
Lele: Per poter realizzare la storia e quindi i passaggi narrativi, il grosso della documentazione l’ha fatto Francesco, ma entrambi abbiamo letto le biografie dell’attore e sopratutto visto, anzi rivisto, alcuni film cult che hanno reso celebre anche da noi John, più alcune frasi e situazioni (molte delle quali disseminate nel percorso narrativo del nostro libro, che l’appassionato può divertirsi a scoprire).
Come avete lavorato insieme? Scrittura e disegno …
Francesco: Come accennavo prima, ho scritto i testi e ho fornito due indicazioni grafiche di base (distinzione fra scene oniriche e scene reali). Già al primo storyboard ho valutato di ampliare un paio di scene, per valorizzare meglio personaggi che nella prima stesura avevo un po’ trascurato (la moglie Judy e l’amico e collega Dan Aykroyd). È stato, per semplificare, un lavoro “di rimbalzo” fra me e Lele, affinato progressivamente e facilitato dalla vicinanza “geografica”, che ci ha consentito d’incontrarci spesso.
Lele: Francesco ha dato indicazioni necessarie per evidenziare i due momenti narrativi. Per il resto ha lasciato grande libertà interpretativa. Personalmente, come ogni esperienza, anche questa mi è servita per crescere in un mondo che ho sempre amato ma che non avevo ancora affrontato: il racconto lungo. Per anni ho realizzato e pubblicato vignette e strisce. Tutte forme legate al mondo del fumetto, ma con ritmi totalmente diversi tra loro e a loro volta diversi dal ritmo di una graphic novel. Un momento di crescita professionale, personale e di divertimento.
Vita eccessiva di John Belushi è uscito per BeccoGiallo. Come mai con loro?
Francesco: Lavoro con BeccoGiallo da molto tempo. Fra noi si è stabilito un rapporto solido professionalmente e umanamente, negli anni siamo cresciuti assieme, parallelamente. Tanto io come autore quanto loro come editore siamo stati contraddistinti all’inizio da un forte impegno politico, concentrandoci sul cosiddetto giornalismo grafico. Recentemente, loro hanno allargato il proprio catalogo accogliendo progetti non strettamente giornalistici, pur mantenendo una forte attitudine sociale nelle pubblicazioni. Un percorso che ho fatto anche io come autore, occupandomi di biografie non strettamente politiche (Marilyn Monroe, Van Gogh).
Belushi si inserisce in questo solco, e proporlo a BeccoGiallo è stata una conseguenza logica, per me.
Lele: Francesco lavora e collabora con BeccoGiallo da anni. Ha pubblicato diversi libri di qualità elevata. Era ovvio, credo, che ci rivolgessimo a loro per questo progetto. Da parte mia ho sempre visto BeccoGiallo come una casa editrice di punta nel panorama editoriale italiano. Quindi è una mia grande soddisfazione aver potuto per la prima volta collaborare con loro.
Pensate che potranno uscire in seguito altri vostri libri dedicati a Belushi?
Francesco: Nostri?! Lo escludo…
Lele: Mai dire mai… ma onestamente non credo. Quello che avevamo da dire riguardo al personaggio e alla persona lo abbiamo rappresentato in Vita eccessiva di John Belushi.
Il vostro film preferito di John Belushi?
Francesco: Sarò banale, ma certamente The Blues Brothers!
Lele: Ovviamente The Blues Brothers, ma ho un buon ricordo, anche se non sono più riuscito a rivederlo, di Chiamami Aquila, dove Belushi è alle prese con un personaggio totalmente diverso da quelli interpretati prima.
Progetti futuri?
Francesco: L’anno prossimo “torno alle origini”, ossia all’impegno politico del graphic journalism, con la storia di Fausto e Iaio (disegni di Massimilano Talamazzi). Poi uscirà un mio lavoro su Socrate (disegni di Alessandro Ranghiasci): un lavoro storico che, paradossalmente, potrebbe essere il progetto più implicitamente politico fra quelli che ho realizzato…
C’è anche un nuovo progetto che bolle in pentola con Lele, ma per scaramanzia non lo menziono!
Lele: In cantiere con Francesco un progetto… ci stiamo lavorando proprio ora, ma manteniamo il silenzio scaramantico. Per quanto riguarda altri progetti personali, oltre a pubblicare vignette per testate giornalistiche e strisce con Agenda Comix, a marzo 2020 uscirà una raccolta di 100 illustrazioni per Emme edizioni dal titolo Le 100 cose belle della vita, in cui spero di portare momenti di riflessioni serene in un momento storico che ci sta portando riflessioni un po’ meno ottimistiche.