Io so’ Carmela, di Alessia di Giovanni e Monica Barengo
« Vorrei che il mio corpo fosse una scatola rossa… gonfia, morbida, di velluto… Chiudere il coperchio e non vedere più niente. »
Chi era Carmela Cirella?
Non facciamo neppure in tempo a domandarcelo che la quarta di copertina ci sbatte in faccia il tragico epilogo della storia di Carmela.
Subito dopo averla letta, alla figura di Carmela si incolla un attributo troppo spesso usato a sproposito. Carmela diventa una vittima, una povera ragazza che osserviamo con distacco, analizzandone la storia al microscopio per sapere quanto e se possiamo credervi. L’essere umano ha la tendenza a drammatizzare le piccolezze, per questo tendiamo a proteggerci, mantenendo delle distanze, fisiche ed emotive. Quando si comincia la lettura, però, il distacco diventa difficile da mantenere.
Questo libro propone tanto, tutto insieme, una marea di piccoli dettagli che riusciamo ad unire solo in seguito, nelle parole delle canzoni che Carmela canta e nelle sue richieste di aiuto.
Carmela Cirella aveva da poco compiuto tredici anni quando si è gettata dal settimo piano di un palazzo nel quartiere Paolo VI di Taranto.
Era stata violentata più volte da persone diverse e tradita dalle istituzioni che avrebbero dovuto proteggerla. Internata in più centri di recupero per ragazzi disturbati, drogata con gli psicofarmaci e isolata dalla sua famiglia, che non aveva mai dato il consenso per questo trattamento medico.
In questa graphic novel non c’è nulla di inventato o romanzato, ed è proprio questa la parte peggiore: è tutto vero.
La parte finale del libro è costituita da una cronistoria dettagliata, divisa per mesi, addirittura per giorni in certi periodi, dove viene riportata la storia di Carmela per intero, senza lo stacco dei disegni a mitigare la violenza delle parole.
È bene ricordare che Alfonso Frassanito, patrigno di Carmela e suo strenuo difensore dopo la morte, è riuscito a ricostruire gli eventi soprattutto grazie al diario che Carmela aveva l’abitudine di tenere, recuperato per pura fortuna in un cestino dell’ultimo centro di recupero dove era stata ricoverata.
Nelle ultime pagine, si trovano le lettere che i genitori di Carmela hanno inviato alle istituzioni senza mai ottenere risposta e l’elenco di tutti i centri antiviolenza presenti in Italia al momento della pubblicazione, diviso per regioni.
Non c’è libro migliore per affrontare al tempo stesso due delle piaghe più gravi del nostro paese: la violenza contro le donne e la tendenza delle istituzioni a minimizzare le accuse delle donne che hanno subito violenza, fisica o mentale.
Io so’ Carmela (Beccogiallo editore) non risparmia nulla, e non risparmiano nulla la voce pulita di Alessia di Giovanni e i disegni drammaticamente espliciti di Monica Barengo.
Un libro che andrebbe fatto leggere obbligatoriamente nelle scuole superiori per preparare i ragazzi ad affrontare situazioni che, purtroppo, possono crearsi in modi inaspettati e in qualsiasi contesto sociale.
Carmela indossa Converse nere e una felpa con il cappuccio, ha i capelli lunghi e un corpo ancora da bambina. Carmela potrebbe essere chiunque.
Questo è il vero messaggio che trasmette questa graphic novel, attraverso la sua storia surreale per il susseguirsi di eventi e inefficienze che hanno portato una tredicenne a gettarsi nel vuoto, ma dolorosamente vero.
« Mi diceva sempre che ero bella.
È bello quando ti dicono che sei bella.
Ti senti di essere qualcosa. Invece non sei niente. »