La bambina e il sognatore, di Dacia Maraini
È la prima volta che Dacia Maraini propone un protagonista maschile in un romanzo, e con grande introspezione ci presenta Nani Sapienza, “un maestro che fa lezioni a modo suo, che sa raccontare le favole” e che prende tutti i suoi alunni sul serio.
La bambina e il sognatore, edito da Rizzoli, è il racconto di un uomo semplice e sensibile, di un maestro un po’ fuori dalle righe, di un padre che ha perso sua figlia. È proprio il dolore mai assopito per la morte di Martina che spinge quest’uomo a vestire i panni dell’investigatore nel momento in cui una bambina della sua città, la piccola Lucia Treggiani, sparisce nel nulla. Poche ore prima della sua scomparsa il maestro l’aveva sognata col cappottino rosso e la stessa cartella che portava con sé la mattina in cui era stata rapita nel breve tragitto fra la casa e la scuola.
Nella piccola cittadina di S. si diffondono le voci più inverosimili e le ipotesi più bizzarre, e non di rado si sfiora il pettegolezzo anche di fronte a un evento così tragico. Quando però il passare del tempo anestetizza la curiosità dei cittadini, l’unico a non demordere è il maestro Sapienza: la polizia ha sospeso le ricerche, ma finché non si troverà un cadavere lui non si darà per vinto.
Il coinvolgimento di Nani Sapienza per le vicende di bambini scomparsi non si ferma qui: un’altra bambina di S., la piccola Fatima, è stata rapita dal padre e portata in Cambogia dove, per una serie di vicissitudini più o meno oscure, sembra essere stata venduta a uno dei tanti bordelli di minorenni frequentati da turisti.
Il maestro Sapienza non potrà fare a meno di coinvolgere i suoi alunni, invitandoli a riflettere su queste vicende terribili, cercando di insegnare loro non solo a fagocitare passivamente nozioni ma anche a pensare, cosa che più e più volte attirerà su di lui il biasimo dei genitori.
Dacia Maraini porta sulla pagina una storia pesante scritta con tratto delicato, puntando un riflettore sul tragico problema della scomparsa dei minori – un problema tutt’altro che raro, del quale troppo spesso si ignora la portata. Quasi di sfuggita, nella folla delle ipotesi che si accumulano durante le “indagini” di Sapienza, vengono sollevate questioni quali l’estremismo religioso, gli attentati terroristici, l’islamizzazione della società.
È sorprendente notare come temi spesso gravosi e persino drammatici costellino le pagine di questo romanzo mentre lo stile rimane leggero, in linea con la riservatezza del protagonista.
Eppure la caparbietà di questo maestro è in grado di lasciare un segno nel lettore, e diventa l’arma per contrastare l’evanescenza del fatto urlato dai mass media e dimenticato nel giro di pochi giorni, un modo per riaffermare l’individualità di ogni essere umano che sta dietro alla notizia.
Forse l’eccesso di tragico da cui siamo circondati ottunde la nostra capacità di percepire il dramma mentre – forse per via di un necessario sistema immunitario dell’anima – ci limitiamo a prendere atto del fatto. Libri come quello di Dacia Maraini ci ricordano che l’oblio non è la strada giusta, e se anche nessuno può salvare il mondo, un solo uomo, seppure semplice, con l’appoggio di pochi, tenaci come lui, può salvare una vita. È forse poco?