La colpa, di Lorenza Ghinelli
Lo stile inconfondibile di Lorenza Ghinelli e la sua penna graffiante e dolorosa, fanno de La Colpa (Newton Compton editore) un romanzo toccante, in cui l’urlo silenzioso dell’infanzia violata si fa assordante e incessante.
Protagonisti sono Estefan e Martino, due ragazzi di diciannove anni, grandi amici, ai quali per motivi diversi è stata strappata l’ingenuità degli anni più belli, e Greta, una bimba di soli sette anni, inconsapevole di andare incontro a un destino ancora più doloroso di quello già vissuto.
Estefan all’età di dieci anni ha perso improvvisamente l’affetto dei genitori, chiudendosi piano piano in una vita tutta sua, che si snoda tra follia e sogno, rasentando la realtà. Martino conserva un turpe segreto, uno di quei segreti inconfessabili che vanno tenuti chiusi nel cassetto dell’anima perché altrimenti potrebbero fare davvero molto male. I due ragazzi vivono una vita creata dagli adulti che, inconsapevolmente o coscientemente, hanno spazzato via la loro fanciullezza. Greta invece ha la sola colpa di essere figlia di tossici, e per questo è stata affidata ai nonni.
La penna dell’autrice mette a nudo gli aspetti più intimi e reconditi dell’animo umano: non indora la pillola, non abbellisce le vicende con dolci parole. La Ghinelli consegna al lettore un libro di fatti e di realtà, se pur dolorosi, e dice a chiare lettere chi sono le vittime e chi i carnefici, chi ha subito e chi ha agito, senza mai puntare il dito. La Colpa non è un processo: chi scrive non si erge a giudice, non sentenzia, non condanna. Il perché è palese: a volte il destino è crudele, a volte si agisce o si subisce senza avere modo di reagire o cambiare le cose. La vita però offre sempre un’occasione di riscatto, basta saperla cogliere.
La trama del romanzo è compatta, il ritmo della narrazione è sostenuto, tutto nel racconto trova la sua giusta collocazione, nulla è lasciato al caso.
I personaggi sono ben delineati, ben descritte le loro emozioni, tangibile il loro dolore. Un’altalena di suggestioni coinvolge il lettore ed è un dondolio che viaggia tra la rabbia provocata dai soprusi e la speranza data dalla forza che nasce dalle sofferenze.
Difficile dimenticare alcune parole, forti, crude, dirette ma necessarie: un romanzo consigliato a chi vuole volgere lo sguardo verso una realtà senza filtri e inutili contorni. Credere che quello che non ammazza fortifica, spesso, può essere una salvezza per l’anima.