La grande Russia portatile, di Paolo Nori
Trasporre un grande paese come la Russia in formato portatile potrebbe essere un’impresa da folli, ma è riuscita a Paolo Nori, a cui le imprese da folli evidentemente piacciono. Con il suo nuovo lavoro, La grande Russia portatile (Salani), è stato in grado di creare un piccolo viaggio emotivo tra le sue esperienze, letterarie e non, in questo grande paese.
La Russia è un luogo dove, rispetto all’Italia, tutto è uguale, ma dove tutto riesce, in qualche modo, a essere diverso; diverso soprattutto se paragonato all’immaginario che si crea qui da noi, ad appena qualche migliaio di chilometri dai suoi confini. Nori lo spiega bene non soltanto attraverso la propria voce, ma prendendo a prestito anche quella di scrittori come Chlebnikov, Zóščenko, Dovlatov, Daniil Ivanovič Juvačëv e altri, riportando aneddoti propri e raccontando di performance artistiche dubbie, libri, poesia, aneddoti, politica e biblioteche, cetrioli, scrittori, e persone comuni e non.
O di acque di colonia e lucidi da scarpe, riportando ciò che i suoi amici gli avevano raccontato del periodo della campagna contro l’uso dell’alcol di Gorbačëv: “c’era un’acqua di Colonia che costava poco, che nel giro di un giorno era sparita da tutti i negozi, quell’acqua di Colonia lì che funzionava benissimo da surrogato della vodka e quando era finita quella mi han raccontato che c’era un lucido da scarpe che tu lo spalmavi su una fetta di pane, poi tagliavi via il primo strato dove c’era il lucido vero e proprio, poi mangiavi il resto del pane che si era impregnato dei gas del lucido che si era depositato, funzionava benissimo anche quello, come surrogato della vodka, mi han raccontato quando son stato in Russia”. Cose che a guardare una boccetta di acqua di colonia a uno non verrebbe mai in mente di farci altro se non spruzzarla da qualche parte, per dire.
Sono frammenti, piccole storie, come ancora quella di uno dei suoi primi viaggi alla volta della Russia da solo, a bordo di una Citroën 2 cavalli grigia e nera, con partenza da Basilicanova in direzione San Pietroburgo, con cinquantamila lire dalla nonna (“Tieni, per comprare qualche birretta lungo la strada”) e un cacciavite a stella che gli aveva dato il meccanico (“Se la macchina a un certo punto si ferma, tu parcheggi da un lato della strada, scendi, prendi questo cacciavite, sviti le targhe, sia quella davanti che quella di dietro, e la macchina la lasci lì. L’importante è che porti indietro le targhe”).
Un libricino portatile, 177 pagine che vanno gradualmente a comporre un quadro affascinante, un po’ nostalgico, dell’Unione Sovietica prima, della Russia poi, e di Nori durante tutto il percorso che, dal 1993, lo ha portato a vivere lunghi periodi in quei luoghi. Quello che fa Nori, soprattutto, è mettere al lettore una gran voglia di conoscerlo, quel paese immenso, e di ampliare tanto i propri orizzonti fisici quanto quelli letterari, andando oltre i nomi più noti della letteratura russa per scoprirne di meno noti ma non per questo meno interessanti.
Un libro che sa far questo, ovvero regalarti il desiderio di andare oltre le sue pagine, è davvero una gioia. Una grande gioia portatile.