La seduzione, di José Ovejero
Due righe. Bastano due righe per ingannarsi e altrettante per convincersi. O forse no. Sicuramente bastano due righe per pensare: “Non è simpatico, e sa di non esserlo”. Ma in fondo nessuno chiederebbe a uno scrittore di dimostrare, tra le infinite doti, che la simpatia sia quella più spiccata. Così lo penseremo irriverente, con una scrittura come lama affilata e nel modo più sporco possibile, sempre con una parola in più, che al permaloso penseresti farebbe voltare pagina e invece no, lo induce a restare. Perché fondamentalmente José Ovejero è bravo. Proprio Bravo, con la lettera maiuscola. Sa scrivere, sa coinvolgere, sa raccontare, sa sedersi accanto al lettore ed essere schietto, insopportabile e geniale.
La seduzione (Voland Editore, trad. di Bruno Arpaia) è anima, tormento. Non ha a che fare solo con il sesso, come indurrebbe a credere la parola stessa. Ruota invece intorno alla vita, in questo caso la vita di chi scrive, che si ammanta di un’aura che mette distanza tra sé e chi legge.
“Vogliamo essere straordinari, vogliamo che i lettori impazziscano e fremino per l’uscita del capolavoro…”
Così pensa Ariel Hernández, scrittore bramato e ossequiato che a metà della sua vita vede vacillare l’ego altissimo nel fallimento matrimoniale, nella pagina bianca che non risponde più al comando di una creazione un tempo così naturale; pagine e pagine che non si raccontano più. Lo salverà la distrazione, forse. Quella delle ore riempite dalle parole giovani, inquiete e introverse di David, figlio di amici di famiglia, quasi figlio d’aspirazioni simili, con il sogno di scrivere e la sconfinata ammirazione. I battibecchi che riempiono la routine, le discussioni su pagine e autori affollano le ore, finché il giovane si troverà a sopravvivere a un assalto brutale che al risveglio dal coma lo vedrà quasi altro uomo, con un unico obiettivo: la vendetta.
Originale e puro nella sua schiettezza tagliente, José Ovejero è l’essenza del suo titolo. Lo puoi odiare, lo puoi amare, ma in entrambi i casi saprà sedurti perché con la parola sa farlo, nella sua asciutta perfezione sa farlo benissimo. Arrendersi e lasciarsi incantare dalle pagine sarà facile come sorridere con un ghigno amaro, inorridire della brutalità umana senza logiche e movente, scoprire la troppo dolorosa realtà nella finzione di un romanzo, in cui l’animo si mette a nudo e una coperta per la verità non sarebbe abbastanza grande per avvolgere, coprire, nascondere:
“Questa era la storia di David, di quel bastardo di David, la storia del ragazzo che, per dimostrare che aveva ragione, non si è fatto scrupolo di rovinarmi la vita. I giovani sono così: credono di contare soltanto loro e il mondo che stanno creando”.