La signora del martedì, di Massimo Carlotto
Massimo Carlotto sveste i panni dell’Alligatore (ma non del tutto) per scrivere un romanzo che varca i confini del noir.
Massimo Carlotto, conosciuto come uno dei più importanti autori di noir europei, con La signora del martedì (edizioni e/o), suo ultimo romanzo, sceglie di sperimentare (già dal titolo che fa il verso a La donna della domenica, di Fruttero e Lucentini), cambiando il suo registro letterario e regalandoci così una storia sicuramente originale e ricca di personaggi interessanti.
Tra questi personaggi interessanti vi è Fanzago Bonafede, in arte Zagor, un attore porno ormai in disarmo dopo un ictus che ne ha causato una sorta di depressione strisciante che lo fa scoppiare in pianti improvvisi e incontrollabili e che cerca in tutti i modi di realizzare un ultimo film per chiudere la carriera. Zagor vive in una pensione, la pensione Lisbona, gestita da Alfredo, la signora Alfredo, ovvero un anziano travestito che indossa abiti da donna con eccentrici cappellini e vestiti che mette solo all’interno della sua pensione, che ospita ormai solo due clienti fissi: Zagor, appunto, e un anziano professore napoletano con cui vive una storia d’amore lunga decenni. L’attore porno ogni martedì pomeriggio riceve una signora. L’appuntamento dovrebbe essere per lui solo un lavoro professionale da gigolò, ma il fatto che si protragga per anni fa sì che Zagor si innamori perdutamente della gelida quanto affascinante donna, Alfonsina Malacrida, con un passato difficile che l’ha vista varcare le porte del carcere con l’accusa di omicidio.
Un attore porno, una vecchia travestita e un’ex galeotta, sembra l’inizio di una barzelletta, come l’autore fa dire a un certo punto a uno dei suoi personaggi, ma in realtà, per quanto possano sembrare improbabili, si tratta di personaggi forti che reggono bene l’intricata trama congeniata dall’autore.
A conferma dello stravolgimento dei canoni tradizionali del giallo e del noir, in questa storia l’assassino non è celato, anzi, la morte di uno dei personaggi si svolge all’inizio del romanzo e l’omicidio viene raccontato in tutta la sua dinamica — autore del delitto compreso — senza che la storia ne risenta.
Lo sviluppo della trama si può dire invece prenda spunto proprio dall’episodio criminoso per entrare nel vivo della vicenda, raccontando da questo punto in poi gli ulteriori sviluppi che coinvolgono i protagonisti e approfondendo man mano le loro vicende di vita e le dinamiche che li hanno portati alla situazione attuale.
La narrazione si svolge quasi tutta all’interno della pensione e in parte all’estero, nella città di Lisbona, fino all’epilogo, che vede un incrociarsi di situazioni e personaggi che, come in una reazione ha cascata, si trovano coinvolti in una serie di dinamiche incontrollabili.
Pur essendo un libro non molto lungo, le tante e complicate storie dei protagonisti lo rendono intenso, così come le situazioni intricate e paradossali che Carlotto non rinuncia a inserire anche nella narrazione di questo romanzo atipico.
La forza del racconto sta tutta negli straordinari personaggi creati dall’autore. Oltre ai tre menzionati, infatti, ve ne sono altri che dovrebbero essere di contorno ma che non lo sono affatto, anzi: lasciano tutti un segno importante nella storia così come fanno i grandi caratteristi del cinema accanto ai protagonisti di un film.
Allora come non ricordare il perfido Pietro Maria Belli, un giornalista di cronaca nera spietato e senza scrupoli, deciso ad ottenere lo scoop a tutti i costi pur di vedere condannata una persona cha ha deciso di essere colpevole davanti al sempre vasto pubblico di un tribunale mediatico. E poi il dolce Federico Bassi, il vecchio professore che da Napoli ogni anno saliva al Nord per incontrare di nascosto la sua amata “regina”, il signor Alfredo, a cui dedicava romantiche poesie di Neruda.
Molti sono gli uomini per cui è difficile non provare empatia in questo romanzo, primo fra tutti quel Fanzago Bonafede, attore dal nome improbabile, frutto di un retaggio di una nobiltà decaduta e di un’eredita familiare contadina. Un uomo fragile, ingenuo, incapace di provare odio e soprattutto di badare a sé stesso e alla sua ormai fragile salute.
Sullo sfondo, a cercare di mettere a posto le cose ci sarà un “aggiustatore”, un uomo ombra di cui non voglio rivelare altri particolari e che per certi versi ricorda il signor Wolf di Pulp Fiction di Tarantino, interpretato nel film da uno strepitoso Harvey Keitel.
Con La signora del martedì Massimo Carlotto ha scelto di rischiare, di cambiare registro pur senza allontanarsi troppo dal suo genere, e la scommessa dell’autore si può dire riuscita a pieno.
Credo che La signora del martedì sia uno dei romanzi migliori della lunga carriera dello scrittore italiano e uno dei libri più belli che sia stato pubblicato negli ultimi anni. Questo libro è poesia e anche vita, sogno, sangue, lacrime, umanità… Quella che noi tutti oggi rischiamo di perdere un po’ alla volta. Il mio consiglio è di leggerlo, perché fa bene all’anima.
All’autore va il mio sentito grazie, perché scrivendo questo piccolo grande capolavoro mi ha regalato tante belle emozioni.