Le avventure di Washington Black, di Esi Edugyan
…Avevo forse dieci, undici anni, non saprei dirlo con sicurezza, quando morì il mio primo padrone. Nessuno lo rimpianse; nei campi chinammo la testa, in lutto, piangendo per noi stessi e per l’imminente vendita della proprietà...
Poche righe per introdurre immediatamente nel mondo di George Washington Black, detto Wash. Un mondo fatto di schiavitù, di dolore, di timore e di un silenzioso chinare il capo di fronte a chi, a turno, diventa il tuo padrone. Un mondo in cui Wash non ha amici, e ciò non appare strano quando ognuno deve pensare alla propria sopravvivenza, eccezion fatta per il severo affetto della gigantesca Big Kit.
È Erasmus Wilde, nipote del defunto proprietario, a rilevare le sorti della piantagione nel cuore delle Barbados, dove i diritti sono seppelliti nei campi e ogni alzata di capo, ogni tentativo di fuga, punito severamente con tremendo torture e non di rado con la morte.
Con Erasmus sembra essere arrivata la notte più buia, almeno fino a quando il nuovo padrone non soddisfa la richiesta del bizzarro fratello Christopher, detto Titch, che vuol prendere con sé come valletto proprio il giovane Wash.
Benché terrorizzato dalle dicerie che circolano sul conto di Titch, Wash non può esimersi dal seguire il proprio destino. Si trasferisce così nella vecchia casa del sorvegliante insieme a colui che dovrà servire.
Titch rivela d’essere tutt’altro che il malvagio individuo che gli altri dipingono. Bizzarro sì, ma di quella bizzarria di chi studia per ore, giorni, mesi, i miracoli della natura, e coltiva una inventiva senza pari. Naturalista e scienziato, Titch sta lavorando a un misterioso marchingegno: un Nemboveliero, un ingegnoso pallone aerostatico ancorato a una navicella che dovrà trasportarlo in un lungo viaggio.
Quello di Titch è un sogno assurdo, ma Wash comprende come possa diventare un’avventura terribilmente reale e a portata di mano. L’ideale per inseguire, anche se temporaneamente, quella libertà negata a chi è nato in catene.
Ma non è questa l’unica scoperta di Wash. Frequentando il nuovo padrone, che si dimostra ben presto tutt’altro che un perfido personaggio, Wash apprende di essere capace di un ottimo spirito di osservazione per gli esseri viventi e i fenomeni della natura, e di possedere una mano eccelsa nel riprodurne le fattezze sulla carta. Queste doti, ovviamente, aumentano la possibilità che Wash possa restare a lungo con Titch.
Accade però, come in tutti gli ottimi romanzi d’avventura, un fatto grave che costringe Titch a fuggire precipitosamente dai campi delle Barbados, e proprio a bordo del Nemboveliero, rischiando la propria incolumità e quella di Wash che lo segue fedele.
Il viaggio sullo strano congegno è solo un inizio. Il resto, di cui non farò menzione, è una piacevole scoperta, un’avventura che si sviluppa non solo nello spazio dalle terre artiche al Marocco, da Londra ad Amsterdam, in cui Wash scoprirà ancora nuove cose, dovrà fuggire da chi gli vorrà sempre male, e crescerà nel corpo e nello spirito, scoprendo quanto è dura conquistare davvero la propria libertà, soprattutto quella spirituale, cacciando via i fantasmi e i dubbi, l’angoscia del passato, per guardare al futuro con il dovuto ottimismo.
Le avventure di Washington Black (Neri Pozza editore) è un libro che colpisce al primo sguardo e ti cattura dalle prime pagine. Ha una splendida copertina, le atmosfere grandiose e venate di toni tragici e intriganti, una traduzione fluida (a opera di Ada Arduini) che rende molto bene la bravura della canadese Esi Edugyan.
Un romanzo dal forte impatto scenico e letterario. Personaggi controversi e intrisi del mal di vivere ma anche di una forte personalità, descritti con dovizia e puntiglio, ma non ridondanza.
Un romanzo dalle mille sfaccettature, un omaggio all’intrigo e alla solennità dei grandi testi dell’Ottocento, premiato col Giller Prize.