Le fragili attese, di Mattia Signorini
I pomeriggi, alla Pensione Palomar, passavano lenti, nell’attesa. Italo si chiedeva spesso, ormai vicino agli ottant’anni, se anche la sua vita, come quei pomeriggi, non fosse stata altro che una lunga, fragile attesa; il tentativo riuscito di tenere nascosti sotto la sabbia i suoi scrigni di vetro.
Colpisce la delicatezza di Le fragili attese, ultimo romanzo di Mattia Signorini pubblicato da Marsilio. Colpisce soprattutto perché accostata a un’intensità sorprendente, che non ci si aspetta quando il filo conduttore di un romanzo è dato dall’intrecciarsi – e a volte dal solo sfiorarsi – di una serie di vite in bilico, apparentemente fioche come una fiamma sul punto di spegnersi. È con queste vite che si mescola ogni giorno quella di Italo, il proprietario della Pensione Palomar.
Italo, a quasi ottant’anni, ha deciso che è ormai giunto il momento di chiudere i battenti, e ai suoi ricordi si intersecano le storie di coloro che ancora abitano alla pensione. È così che conosciamo il generale Adolfo Trento che, dopo una vita dedicata a combattere per la pace, aspetta solo l’arrivo del figlio; Lucio Ormea, alla ricerca del padre e del sangue freddo per affrontarlo; Guido, professore di inglese caduto in disgrazia la cui vita può forse trovare un nuovo inizio attraverso l’incontro con una bambina un po’ speciale; Ingrid, col cuore spezzato e senza più il desiderio di lottare per qualcosa.
La Pensione Palomar è dunque un luogo di attese: chi aspetta un figlio, chi aspetta di trovare il coraggio, chi aspetta di risollevarsi, e chi aspetta solo che la vita passi. C’è Italo, che aspetta il momento in cui i suoi ricordi dolorosi, accuratamente sotterrati in scrigni di vetro sotto la sabbia, smettano di fare male. E c’è Emma, donna di servizio della pensione da moltissimi anni, che non ha fatto altro che aspettare tutta la vita.
La Pensione Palomar diventa il centro della matassa da cui si dipanano i fili di queste storie e verso il quale tutte tornano a convergere ogni sera, mentre il conto alla rovescia procede inesorabile e la chiusura della pensione si avvicina sempre più. E quando quel giorno arriva ci rimane un po’ l’amaro in bocca perché vorremmo saperne di più, vorremmo sapere che ne è stato del generale e di Ingrid, di Emma e di Italo, di tutti coloro che sono passati per la Pensione Palomar e ci hanno coinvolti nelle loro vite fragili e spezzate.
Ma se alla fine ci scopriamo a domandarci che cosa sarà successo dopo il punto, allora significa che tutti questi personaggi un messaggio ce l’hanno trasmesso, forte e chiaro: non è mai troppo tardi per ricominciare.