Le righe nere della vendetta, di Tiziana Silvestrin
Ci troviamo a Mantova in un caldo giorno di luglio del 1585, quando terribili grida destano l’attenzione di una guardia in ronda notturna e un uomo viene trovato privo di vita. Il capitano di giustizia Biagio dell’Orso viene chiamato per verificare l’accaduto: un corpo giace inerme tra macchie di vari colori e accanto ad una strana mappa, la casa è chiusa dall’interno e non vi sono tracce di nessun’altra presenza. Erano dunque le grida di un uomo in preda agli ultimi dolori di una malattia mortale o piuttosto il risultato di un omicidio ben progettato?
Così ha inizio questo splendido romanzo che, dipanando storie d’uomini e passioni tra il 1524 e il 1585, intreccia con maestria le vicende che hanno per protagonisti il capitano Biagio dell’Orso e il pittore Giulio Romano per condurre il lettore alla soluzione del misterioso delitto. Un giallo avvincente e splendidamente congegnato che si svela lentamente nel più ampio contesto storico che al tempo caratterizzava la penisola italiana, tra arte, interessi, passioni e intrighi che conducono ad un finale davvero inatteso.
Tiziana Silvestrin è con “Le righe nere della vendetta” alla sua seconda opera. Lo stile è fluido, privo di incertezze e avvincente, anche perché lascia trasparire e trasmette nella sua naturalezza e nei dettagli che contraddistinguono la narrazione l’amore che l’autrice nutre e coltiva per l’arte e la storia, da cui non si può evitare di restare piacevolmente travolti. Ritorna poi Biagio dell’Orso, il personaggio che aveva già esordito ne “I leoni d’Europa” e che si ripresenta al lettore in questo nuovo romanzo, se possibile, ancora più fascinoso. Come potergli resistere?