Luminal, di Isabella Santacroce
Questo è un libro fulminante. Basta darci un’occhiata per rendersi conto che ci si trova davanti ad un pugno che sta per arrivare in piena faccia, con quella madonna in stile “copertina di Vogue” che sembra guardarti sussurrando: “leggimi, bastardo…”
Passando dalla copertina alle prime righe ci si accorge di essere già entrati a pieno in un mondo lurido ma di classe, oscuramente introspettivo e strettamente legato anche al più pudico degli uomini. Davi e Demon sono le due diciottenni protagoniste di questo delirio che nella loro staticità emotiva ci portano in viaggio a Berlino, Zurigo e Amburgo tra taxi notturni e voli con la mente. Ed è il Luminal a guidare tutto, una droga potentissima che le accompagna nelle loro giornate esclusivamente dedicate al sesso estremo. Sesso come espiazione di colpa, sesso come maniera per denigrare il proprio corpo. È questo un tema caro all’autrice che già nei precedenti libri di questa trilogia (“Fluo” e “Destroy”) ci aveva mostrato come la perversione può trasformarsi in poesia e le parole possono assumere una musicalità tutta loro che porta lontano anni luce questi argomenti dalla volgarità.
Nulla da dire sulla trama, perchè una trama non c’è. Apparentemente. Ma quando tendi a raccontare un mondo intero, quello che occupa così tanto spazio all’interno delle due protagoniste tanto da distruggerle autolesionisticamente, ce n’è bisogno?