L’uomo flessibile, di Richard Sennett
Quali sono le conseguenze che i sistemi e i modi di produzione del capitalismo prima e del neocapitalismo poi hanno creato nel mondo del lavoro? Richard Sennett, sociologo e scrittore originario di Chicago, analizza in questo suo libro l’impatto che le politiche economiche hanno sui singoli, sul loro lavoro e quindi, inevitabilmente, sul loro modo di intendere e vivere la vita. Il volume, pubblicato nel 2002 nella collana dei Saggi dell’Universale Economica Feltrinelli, è quanto mai attuale oggi, a dieci anni di distanza, soprattutto alla luce delle ultime dichiarazioni del premier Monti. “Routine” e “posto fisso” sono termini che riecheggiano oggi tra polemiche e voci indignate, ma fanno da base ad un cambiamento che in molti potevano già prevedere forse da tempo, soprattutto vista la nuova dimensione economica che si sta sempre più sviluppando a livello globale.
L’analisi di Richard Sennett rappresenta un insieme di utili riflessioni su altre realtà sociali che, adattandosi al contesto del mercato, si stanno modificando velocemente, creando uno spaccato molto forte a livello generazionale, tanto per la dimensione lavorativa quanto per quella attinente alla concezione della propria vita: la famiglia, lungi dal perdere la propria forza, ne acquista di nuova nei continui traslochi e adattamenti a cui è costretta a piegarsi per stare al passo con le richieste del mercato; l’amicizia assume forme nuove e perde la propria fisicità e la quotidianità che spesso le sono proprie; la preparazione individuale per la propria professione non veste più contorni netti e precisi, ma richiede piuttosto un continuo aggiornamento, eclettismo e una flessibilità prima impensabili.
Il liberismo economico continua a determinare degli enormi cambiamenti nel tessuto sociale, ma sono tutti positivi? L’autore si mostra molto critico a riguardo, soprattutto per via della mancanza di sicurezza e fiducia del singolo, svuotato di qualsiasi certezza sul proprio futuro e fondamentalmente incapace o impossibilitato a progettare la propria vita a lungo termine, sballottato senza tregua da un’azienda all’altra e da una mansione all’altra, con la continua necessità di riadattarsi ad ambienti e contesti nuovi, perdendo nel frattempo la propria identità.
Incontro a cosa ci stiamo muovendo? La nostra è evoluzione o involuzione? La questione è aperta e, forse, solo i fatti potranno dare una risposta.