L’uomo senza profilo, di Stefano Piedimonte
Caro Giuseppe, mi è capitata sott’occhio la voce di Wikipedia su di me. Mi domandavo: non è che stiamo perdendo il controllo della cosa?
Mi rispose dopo pochi minuti.
Salve, in che senso?
L’esistenza o quella parvenza di esistenza che ispezioniamo tra le pagine virtuali di un social, su un motore di ricerca, come se l’identità e la vita stessa fossero realmente vita solo se e quando riconosciuti dall’andamento di un software, dalla foto profilo aggiornata, dal curriculum composto da voci e/o collegamenti in entrata validi soltanto per chi è considerato personaggio enciclopedico. Alzi la mano chi non si è mai inseguito, come se da un motore di ricerca possa arrivare la spinta per andare avanti, rimproverandosi magari di non somigliarsi abbastanza.
Ecco che in questo gioco tra reale e virtuale si muove il nuovo romanzo di Stefano Piedimonte, L’uomo senza profilo (Solferino editore) in cui il nome, almeno quello, appartiene allo scrittore, da ritenersi fonte attendibile per ciò che riguarda la sua vita, ma solo fino a un certo punto, fino al punto in cui le voci biografiche sull’enciclopedia digitale più famosa dell’universo non gli insinuano il dubbio di provenire da altra storia, possedere parallela identità, fino a instillare il discutibile bisogno di doversi un po’ adattare per somigliare alle voci che si rincorrono online in uno spazio brevissimo.
Tutto accade quando Giuseppe, giovane studente universitario, compie ciò che la maggior parte di noi compie normalmente: scrive un messaggio su Facebook in piena notte che, invece di perdersi tra i meandri di altri messaggi, colpisce lo scrittore per la richiesta, ovvero quella di dover raccogliere dati per un compito universitario che prevede la compilazione del profilo Wikipedia dello scrittore Stefano Piedimonte.
Bene, sembrerebbe facile, il semplice invio di informazioni di base, date, studi, nomi… se non fosse per la moltiplicazione di eventi mai esistiti, genitori dai nomi invertiti, morti improvvise e bassotti mai posseduti. Insomma quella che si compila è una realtà che dal virtuale e campato in aria universo parallelo comincia a incidere anche sulla vita reale, ricordando quanto sia ormai legata la nostra esistenza a quella schermata che ci sta di fronte. Tutto si slega, rotolano le radici che affondano nel passato, il nonno che si immagina muoversi in un perfetto bianco e nero reso romantico da un tempo cristallizzato nella memoria e nell’affetto, che fa il bagno al mare mentre intorno a lui esplode la guerra. La verità di una fame veramente esistita, la verità di un viaggio reale da Napoli a Milano, quello che realmente lo scrittore compie per allontanarsi da una città che non gli appartiene come appartiene ad altri, e la strada non la vive come gli altri, non come la rincorsa al pallone ma come una ricerca da calpestare con la verità e l’onestà del cronista, come realmente sarà.
Stefano Piedimonte sa catturare, sa far ridere forte e pensare forte, e sa avvertire la malinconia tutta quanta insieme. È uno scrittore “puro”, senza fronzoli, con mille sfumature di bellezza che ci si immagina somiglino a quelle dell’uomo descritto in questo minimonolocale milanese dove, steso sul pavimento, potrebbe toccare ogni centimetro di casa, da una parte all’altra. Con lui indaghiamo l’universo attuale in cui le vite si muovono sotto gli occhi di tutti, in cui esistiamo perché qualcuno ci possa leggere, osservare, ci dia l’identità perduta tra un file e l’altro, dipendenti da like e cuoricini su Instagram.
Quanto ci somiglia Piedimonte, tra queste pagine, e quanto ci somigliamo nelle rincorse alle citazioni che ci fanno sentire migliori, nella creazione di profili che poi infiliamo come maglioni pesanti per proteggerci da quello che siamo. Quanto è vera la libertà: la libertà che da buon napoletano Piedimonte ricerca nel mare, negli orizzonti che si diluiscono nell’acqua, quella che – sempre da buon napoletano – riconosce come uno stereotipo di cui liberarsi, quella che – se vera – può ricercarsi tra le righe di un libro da scegliere per compiere un passo avanti e ritagliarsi un nuovo modo di sentirsi veramente se stessi.
C’è sempre da ridere e pensare, e lo spunto è questo bel romanzo breve come un sorso di acqua schietta, vera come è vera la bella cassiera ispanica, come è vero Stefano Piedimonte che nasce a Napoli la cui famiglia…ma questo lo leggerete come è toccato leggerlo a lui tra le righe di un’enciclopedia che gli ha detto chi era. Forse.