La mia ciclotimia ha la coda rossa, di Lou Lubie
A volte un libro può spiegarti chi sei. Altre volte, invece capita che quelle stesse pagine siano in grado di raccontare il mondo attorno a te.
“Kyklos” mente, “thymos” umore: dall’unione di queste due parole greche nasce la “kyklotimia”, la ciclotimia, un disturbo tanto presente nella società (oltre il 6% della popolazione mondiale ne soffre) quanto sconosciuto ai più.
Se volessimo banalizzare la ciclotimia, potremmo dire che è un’oscillazione dell’umore che, apparentemente senza alcun motivo, provoca fluttuazioni portando una persona dall’euforia a uno stato depressivo. Ed è proprio di questo disturbo bipolare che è affetta Lou Lubie, l’autrice (nonché protagonista) del graphic novel edito Comicout: “La mia ciclotimia ha la coda rossa. Come vivere con chi soffre di un disturbo bipolare ” (trad. di Boris Battaglia e Sarah Di Nella).
Storia di un viaggio alla scoperta del proprio “animale domestico mentale”, il libro di Lou Lubie è una testimonianza diretta delle difficoltà che ancora oggi si riscontrano quando si parla di malattia/disturbo psichico.
Le montagne da scalare si ergono già dai primi passi, quando chi si rende conto di soffrire di un disagio così invalidante quanto invisibile è chiamato a spiegare al mondo che il dolore esiste anche quando è incorporeo. I sentieri divengono sempre più impervi, poi, quando ci si accorge che provare una sofferenza mentale spesso si rivela una corsa ad ostacoli alla ricerca di una diagnosi e, conseguentemente, di una cura; perché la mente è ancora un universo misterioso, che il più delle volte può essere compreso solo attraverso il racconto del paziente, vera vittima che si scontra con il muro di parole inadeguate ad illustrare un tormento quotidiano che non ha forma, non occupa spazio, non ha suono.
Lou Lubie imparerà a “vedere” la sua ciclotimia, a riconoscere quella volpe rossa mutevole, capace di trasformarsi in una potente alleata quanto uno spaventoso vampiro.
La mia ciclotimia ha la coda rossa è un libro di grande valore divulgativo perché non solo aiuta a comprendere il 6% del mondo che vive intorno a noi ma crea empatia, comprensione, considerazione nei confronti di tutti quei dolori che esistono anche se intangibili.