Nuova uscita per Marcos y Marcos: Franco Quinto, di Friedrich Durrenmatt
“Rapinare una banca è roba da dilettanti. I veri professionisti, una banca la fondano”.
Una delle banche più antiche della Svizzera è a un passo dal fallimento. Perché arrendersi? Franco Quinto e la moglie Ottilia, eredi di una immortale schiatta di banchieri, ne sanno una più del diavolo. Da due secoli ingannano, falsificano, uccidono pur di far profitti e nascondere tremende nefandezze. Tornare indietro non si può. Al diavolo scrupoli e buoni sentimenti, chi se ne frega se si uccide il proprio miglior amico, prostituisce un’impiegata, raggira un produttore di orologi: Banca e Profitto vengono prima di ogni altra cosa!
E per trasferire allo Stato il buco clamoroso generato dalla pessima gestione degli ultimi anni, i coniugi Franco sono pronti a simulare perfino la propria morte. Ma – colpo di scena – Franco e Ottilia scoprono che al mondo c’è qualcuno più diabolico di loro… Una commedia farsesca, sinistramente profetica, su vergogne e drammatici segreti del mondo della finanza.
Salutato da un clamoroso successo di pubblico, il rilancio di Franco Quinto ha coinciso con l’esplosione dei recenti scandali che hanno scosso le banche (e i risparmiatori) di mezzo mondo.
L’autore. Abbandonata l’università dopo discontinui studi in filosofia, Dürrenmatt si tuffò poco più che ventenne nel mondo del teatro. La messa in scena, nel 1952, di Il matrimonio del signor Mississippi, e la contemporanea pubblicazione di Il giudice e il suo boia lo portarono alla ribalta della scena culturale svizzera. La visita della vecchia signora e I fisici, che risalgono alla metà degli anni Cinquanta, lo resero celebre in tutto il mondo. I miti greci e le vicende dell’Antico Testamento, ‘succhiati’ ancora bambino dal padre – pastore protestante – così come città e cittadine della provincia elvetica, plasmano il sottofondo di gran parte delle sue opere teatrali e narrative. Nella produzione romanzesca – quasi sempre polizieschi di elegantissima fattura – Dürrenmatt vede e denuncia, con piglio da cosmologo, le contraddizioni di un mondo in cui l’uomo vive in una sorta di grottesco labirinto. Giudici e colpevoli, Tesei e Minotauri, Bene e Male si rincorrono e si sfidano come gatti e topi. Fisicamente, intellettualmente, moralmente. “Il mondo è una polveriera in cui non è vietato fumare”, suona uno dei suoi motti più spietati: non si fatica a dargli ragione.