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Oltre ogni ragionevole dubbio, di Francesco Caringella

Un legal thriller suggestivo che prende spunto dal film di Lumet del ’57, “La parola ai giurati”.

Oltre ogni ragionevole dubbio
Oltre ogni ragionevole dubbio

Il nuovo romanzo di Francesco Caringella si intitola Oltre ogni ragionevole dubbio ed è un omaggio ai maestri del cinema americano, oltre che una profonda riflessione sul ruolo del giudice e sul difficile lavoro che svolge in camera di consiglio.

Chi, meglio di Caringella, già commissario di polizia e magistrato penale a Milano durante “Mani pulite”, oltre che autore di molte opere giuridiche, poteva scrivere un romanzo dove il sistema giudiziario e gli uomini che ne fanno parte sono i veri protagonisti della narrazione?

Come si può intuire, l’ambientazione del romanzo è perlopiù quella delle aule del tribunale. Ci troviamo nella città di Bari, terra natale dello scrittore, e la protagonista della storia è il giudice Virginia della Valle, presidente della giuria.

La vicenda giudiziaria prende il via dall’improvvisa sparizione di un noto imprenditore locale, Michele di Benedectis. Dell’uomo si perdono le tracce in una fredda mattina di gennaio. Dai primi accertamenti sui suoi bancari risultano movimenti strani, ancor più sospetti perché tutti aventi il medesimo beneficiario: la giovane moglie Antonella. Dalle intercettazioni telefoniche emerge una relazione clandestina della donna con un giovane musicista, Giulio. Le conversazioni telefoniche tra gli amanti rivelano che i due si sarebbero disfatti del cadavere dell’uomo gettandolo in mare. Arrestati, si accusano a vicenda ma rilasciando dichiarazioni che non collimano. Inoltre, del cadavere della presunta vittima non c’è traccia, così come dell’arma del delitto.

Il caso diventa mediatico e la storia viene data in pasto al pubblico da giornalisti e tv locali, uno su tutti, Ferdinando Coppolecchia, anchorman di una TV locale specializzato in trasmissioni dove la cronaca si mescola al trash.

Francesco Caringella
Francesco Caringella

Nel frattempo, sei giurati popolari e due magistrati devono decidere, oltre ogni ragionevole dubbio, della colpevolezza o dell’innocenza di due imputati. Si tratta di otto persone diverse per età, cultura e stile di vita. Le diversità porteranno a molti scontri, con conseguenti difficoltà nel prendere una decisione univoca sulla sentenza…

Il romanzo verte su due piani narrativi: da una parte i dubbi e le discussioni della giuria, posta davanti a un bivio: condannare entrambi gli imputati, sulla base di indizi frammentari e poco decisivi, oppure assolverli entrambi per la mancanza di prove certe e l’impossibilità di stabilire chi dei due abbia materialmente eseguito l’omicidio. Dall’altra, il piano epistolare delle lettere che la bella vedova Antonella scrive al suo avvocato per svelargli la verità sui fatti.

L’epilogo, con un colpo di scena sorprendente, porterà il romanzo su di un altro livello ancora, rendendo la narrazione ancora più avvincente.

Fino alla svolta finale, il ritmo del romanzo non è veloce; la trama si dipana attraverso un registro più simile al giallo classico che al thriller. Anche le scene non ricalcano un’azione ricca di suspense: si svolgono in ambienti angusti come le sale del tribunale o gli studi televisivi, ottenendo un effetto claustrofobico.

Caringella descrive molto bene la sensazione di inquietudine dei giurati, alle prese col difficile compito di arrivare a un verdetto che, analizzando tutte le possibilità, non finisca per condannare un innocente, ma neppure di lasciare libero un assassino.

A tutto questo fanno da sfondo i media, un pubblico assetato di storie morbose, i giornalisti d’assalto che creano processi mediatici dove gli ospiti dei talk show recitano ruoli congeniali a far divampare la polemica per innalzare gli ascolti.

Lo scrittore ha il merito di costruire questo romanzo come un meccanismo perfetto con un ingranaggio circolare dove, alla fine  di tutto, i pezzi di un disordinato puzzle tornano al loro posto. Al lettore non viene lasciata altra scelta se non quella di lasciarsi rapire dalla curiosità divorando le pagine per giungere al tanto atteso epilogo, un finale sorprendente e così imprevedibile da restare senza fiato.

Un thriller magistrale da non perdere firmato da un ispirato Francesco Caringella.

Salvatore Chianese

Salvatore Chianese è sociologo e vive e lavora a Napoli. Soffre di svariate “malattie artistiche”, in particolare una mania ossessivo compulsiva per la lettura, la musica e il cinema. Sin da bambino è attratto dal mondo dell’occulto, del mistero e dell’horror. È cresciuto ascoltando la musica dei Queen, per poi innamorarsi di Led Zeppelin, Black Sabbath, Metallica, Iron Maiden, Y.J. Malmsteen… insomma tutto il rock hard and heavy. Nutre una venerazione per Stephen King e E.A. Poe. Le letture che hanno segnato la sua esistenza sono Dracula di Bram Stoker, Il fuggiasco di Carlotto e Il conte di Montecristo di Dumas. Adora viaggiare, mangiare (tanto e bene) e l’isola di Cuba, la perla dei Caraibi. Cosa fa su MeLoLeggo? Legge, recensisce, critica ma, soprattutto, cerca di sedare le frequenti crisi di astinenza da libri.

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