Pacifico, di Stéphanie Hochet
Di Stéphanie Hochet ho avuto il piacere di leggere, poco prima che il mondo si fermasse per la pandemia, Il testamento dell’Uro. Una lettura che mi colpì, senz’altro per una certa originalità che ho riscontrato, per esempio, in una certa Amélie Nothomb, seppur su coordinate decisamente diverse.
Con Pacifico (Voland, trad. di Roberto Lana), comunque, la Hochet non tradisce le mie attese. Una scrittrice che senz’altro raccoglie sfide interessanti, muovendosi alla ricerca di trame in ambiti all’apparenza – ma anche nella realtà – ostici.
In un numero molto limitato di pagine, ci trasporta nel mondo nipponico della Seconda Guerra Mondiale, quando l’Impero Eterno e la figura dell’Imperatore come invincibile baluardo di un popolo fiero e orgoglioso subirono colpi tremendi.
Pacifico è la storia di Kaneda Isao, pilota di aereo che sa già quale sarà il suo destino: morire in un attacco suicida per la grandezza del suo popolo, per difendere la Nazione dal nemico, per l’onore del suo Imperatore Hirohito.
Allevato nel culto dei samurai, addestrato al volo e con una fissa idea di cosa sarebbe diventato da grande, il mondo esterno di Kaneda acquista questi connotati:
… La mia idea di guerra assomiglia a un teatro. Su uno sfondo di acqua e aria, guiderò il motore più veloce del creato. I miei compagni mi saranno vicini, combatteremo battaglie che ci vedranno vincitori, armati della fede incrollabile nella nostra causa, nell’ideale del guerriero giapponese…
Si avvicina il 29 aprile del 1945, il giorno in cui Kaneda dovrà compiere il sacrificio estremo. Onore, sangue caldo, una scelta che se non è obbligatoria lo è allo stesso tempo. Perché un sakura non può tirarsi indietro. Non deve tornare indietro affinché la propria missione sia davvero compiuta. È stato allevato nel codice d’onore degli antichi samurai.
E allora, da dove vengono i dubbi, le angosce della notte?
… Solo Aiko non sembra entusiasmarsi per questo idillio militare. Una notte mi alzo per svuotare la vescica e, passando davanti al suo letto, lo sento singhiozzare…
Kaneda sa cosa l’aspetta e sa pure a cosa l’hanno preparato i suoi cari, fin da piccolo.
… Siamo destinati a diventare fiori di ciliegio. Il sakura, fiore simbolo del Giappone. Sboccia in primavera e basta un soffio di vento per farlo cadere. Vivere come una fioritura primaverile sarebbe quindi crescere e svanire al culmine della giovinezza, lasciando nell’aria il ricordo della propria bellezza effimera…
Ma solo le rocce, in fondo, sanno resistere impassibili anche ai colpi più duri. L’uomo non può resistere sempre. Anche Kaneda, una notte, cede alle lacrime silenziose, consapevole del proprio compito e dei tanti, angosciosi dubbi.
… Non ho paura della fine. Le andrò incontro a occhi aperti… è ovvio che partirò per compiere il mio destino. Non so se colpirò il mio bersaglio… comincio a credere che il mio sacrificio non servirà a nulla…
Il giorno fatidico, dopo essersi levato in volo, il motore del caccia che sta pilotando emette uno strano rumore e nel quadrante si accende una spia…
Pacifico è un libro che si legge velocemente, che colpisce e dipinge con poche parole quel che altri farebbero con fiumi di frasi.
Ed è bello immergersi in un’altra cultura, seppur oggi datata, capire i sentimenti e le atmosfere di un “… Giappone in bilico tra il passato e il presente…”.