Paulette, di Wolinski e Georges Pichard
Wolinski – Georges Pichard, Paulette 1, Oblomov (traduzione di Stefano Andrea Cresti).
Non ricordo alla perfezione la citazione di Calvino sul leggere, ma il senso era perdersi in mondi nuovi, non conosciuti, dopo avere aperto le prime pagine di un libro. Ecco, è a questo che ho pensato leggendo Paulette 1, di Wolinski (testo) e Georges Pichard (disegni), nella lussuosa e lussuriosa edizione di Oblomov, straordinaria casa editrice di fumetti. Si tratta ovviamente di una riedizione, di storie apparse sul Linus nei primi anni Settanta (per chi interessa, aggiungo che in questi mesi la rivista di fumetti e altro ha ripreso a pubblicare le avventure di Paulette).
Avventure scollacciate, la protagonista è una ricca giovane ereditiera sempre poco vestita, ma non si vedono mai genitali, tette e culi di ambo i sessi sì, e in gran quantità. Centrale il sesso e questioni politiche, come era molto diffuso nel periodo. Dal prendere in giro i bigotti genitori che fanno beneficenza a una strana setta religiosa (che punirà Paulette cacciandola nell’aldilà, dove fuggirà perché si annoia: non si mangia, non si gode, non si hanno desideri) all’andare a lavorare nelle sue fabbriche una volta che le eredita dopo la morte dei genitori, dichiarandosi comunista.
Trovate tra il fantastico e l’assurdo, con un occhio alla realtà sociale e storica. A metà strada tra Hellzapoppin’ e Alice nel paese delle meraviglie, come l’episodio centrale con la talpa miope che esaudisce i desideri e trasformerà un vecchio strambo (diventato amico della ragazza dopo un suo rapimento), in una donzella sexy a causa di un equivoco. Questo porterà Paulette e il vecchio trasformato in donna nell’harem di un simpatico sceicco bonaccione, pieno di donne, ma impotente (è tutta scena, rivela alle due nuove arrivate: devono solo mangiare e fare finta), ma arriva la rivoluzione islamica e per le donzelle saranno guai (per chi non lo ricorda, Wolinski è morto nell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, sul quale scriveva). Non manca un salto nella sporca guerra del Vietnam, dove ovviamente Paulette sarà insidiata da soldati allucinati/allucinanti.
Insomma, non manca proprio nulla in questo enorme libro a fumetti. Grandi tavole in bianco e nero, con sapiente uso delle ombre. Ogni disegno sembra un dipinto psichedelico, e la nuova traduzione di Stefano Andrea Cresti per il testo ha tenuto conto dell’edizione originale curata tra il 1971 e 1972 da Ranieri Carano, lasciando alcune espressioni “ineguagliabili per resa musicale, verve linguistica e valore storico” (copio e incollo dalle note alla traduzione messe in coda).