Più a est di Radi Kürkk, di Gianluca Di Dio
Lucio è un giovane che ha perduto tutta la propria famiglia ed è rimasto solo, in preda a un senso di confusione psicologica transitoria, pieno di incertezze e strane abitudini.
Non migliora certo la situazione il luogo in cui vive: Luz,
“…un paese sulla riva di un grande fiume che per giorni si gonfia di pioggia minacciando di esondare e divorare tutto…”,
e vivendo con tale pericolo incombente le certezze della vita faticherebbero persino a germogliare, figuriamoci a crescere.
Lucio accumula roba in casa propria, facendo periodiche visite per rubare di tutto al discount vicino casa, certo che nessuno lo possa scoprire. Ed è proprio in quel discount che incontra uno strano personaggio, il dottor Cervellati, unico e solitario dentista della zona, nonché vecchio amico del padre.
Il dottore conquista la fiducia di Lucio perché si dimostra un taccheggiatore esperto e scaltro. Ma non è questo il vero ruolo di Cervellati. Sarà sempre lui, infatti, a consegnare nelle mani di Lucio un manoscritto, intitolato appunto Più a est di Radi Kürkk, un racconto visionario scritto dal padre di Lucio su una ambiziosa missione in un est tratteggiato, immaginifico, da costruire.
Ed è in una sorta di mutamento del proprio modo di vivere che Lucio troverà la convinzione per seguire lo strano progetto di Cervellati, novello Noè, portando con sé la commessa del discount, Virna, entrata prepotentemente nella sua vita.
La spinta per decidere di andar via, per capire tutto, arriva dalla tanto temuta esondazione del fiume, dall’essere costretto a lasciare casa e tutto quanto per ricominciare altrove:
“… Lei mi sorride. Sì, è questa la mia missione: salvare qualcosa, anche piccola, anche impercettibile, ma qualcosa. Non salvare il mondo, ma una piccola labile cosa che testimoni che il mondo c’è stato, che il disordine degli uomini è davvero esistito e che un giorno potrà esistere di nuovo da qualche altra parte. Poi resto incantato a guardare.
Navighiamo sull’acqua che esonda, che tracima rombando e ricopre tutte le cose degli uomini. Tra poco qui non ci sarà nient’altro che acqua.
E noi navighiamo verso est, dove si trasforma il mondo, dove si sta formando il nuovo, dove qualche sole comparirà.”
Sono queste le – splendide – parole che concludono il libro, un breve racconto-favola nera grigio scura, un testo da leggere con attenzione, da comprendere in una almeno delle sue sfaccettature. C’è chi ci ha visto qualche rimando a Buzzati (a me, per esempio, ricorda il racconto I giorni perduti, anche se il contesto è differente, ma nell’atmosfera c’è qualche somiglianza), io mi limito a considerarlo come una buona prova di Gianluca Di Dio, senz’altro non facilmente digeribile ma con la giusta dose di originalità per rappresentare un discreto trampolino di lancio per il futuro.